Il Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi è compatibile con quello di Andrea Sempio. L’analisi biostatistica della genetista incaricata dal tribunale di Pavia, Denise Albani, indica che «c’è piena concordanza» tra l’aplotipo Y (la componente maschile di un cromosoma) delle tracce genetiche trovate sulla vittima e la linea paterna dell’indagato. Secondo quanto riportato dai quotidiani Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Messaggero le conclusioni sono state inviate da Albani ai consulenti delle parti e alla Procura di Pavia tramite una Pec. La genetista ha ora tempo fino a venerdì prossimo, 5 dicembre, per depositare la perizia che sarà poi discussa in tribunale il 18 dicembre.

Alla relazione di Albani sono allegati una serie di grafici, numeri e percentuali, che confermano le conclusioni già presentate da altri due esperti chiamati rispettivamente dagli inquirenti che accusano Sempio e dalla difesa dell’attuale unico colpevole dell’omicidio. Il consulente della procura di Pavia Carlo Previderé aveva messo nero su bianco la stessa corrispondenza nella sua relazione con la quale aveva attribuito il Dna sulle unghie della vittima ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Lo stesso aveva dichiarato il genetista Ugo Ricci, consulente della difesa di Alberto Stasi, all’epoca dei fatti fidanzato di Chiara Poggi e condannato in via definitiva per il suo omicidio.

Tre analisi che vanno nella stessa direzione, opposta però a quella presentata anni fa dal perito Francesco De Stefano al processo d’appello bis a Stasi. Nel 2014 De Stefano aveva definito le tracce in questione troppo degradate per essere comparabili e dunque «senza validità scientifica» perché non era riuscito a replicare in quantità sufficienti i risultati delle loro analisi. Oggi la tecnica biostatistica usata da Albani, non disponibile nel 2014 ma ora riconosciuta a livello nazionale, ha invece stabilito che il Dna è utilizzabile per una comparazione e restituito un’elevatissima percentuale di compatibilità con il Dna di Sempio con un match di 12 marcatori sui 16 previsti dal kit. Potrebbe così costituire una svolta nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano coordinati dal procuratore Fabio Napoleone e dall’aggiunto Stefano Civardi.

Sul valore della perizia è ora scontro tra la difesa di Sempio e la procura di Pavia. Per i consulenti Armando Palmegiani e Marina Baldi, nominati dai legali dell’indagato Angela Taccia e Liborio Caraliotti, i risultati di Albani «non sono particolarmente forti» a livello statistico su un Dna «degradato, parziale, misto e non consolidato». Secondo la difesa «mancano i dati decisivi che rendano quel Dna probante rispetto all’omicidio», quindi «anche ove fossero stati correttamente interpretati, non saremmo né sorpresi né preoccupati. Sarebbe solo confermato che non è una comparazione individualizzante e, soprattutto, che il Dna è misto. Quindi se venisse confermato che l’autore dell’omicidio è uno non avrebbe già per questo valore probatorio». Dai risultati della genetista incaricata dal Tribunale pavese è infatti emerso anche un secondo profilo genetico, presente in quantità minore rispetto a quello dell’indagato. Dello stesso parere della difesa di Sempio i consulenti della famiglia Poggi, per i qual, rifacendosi alle conclusioni di De Stefano, si tratta di «dati non consolidati e nulli».