Nove nomi e cognomi, tutti scritti in pennarello rosso su un muro. Accanto, la dicitura: “Lista stupri“. Otto sono nomi di ragazze, tutte appartenenti alle liste che erano state presentate alle elezioni studentesche. Nei bagni maschili del prestigioso liceo classico Giulio Cesare di Roma la scritta è stata scoperta il 27 novembre, due giorni dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: l’elenco, subito denunciato dal collettivo studentesco, ha suscitato l’immediata reazione della politica, delle autorità giudiziarie e delle famiglie delle ragazze coinvolte. Famiglie che hanno scritto una lettera aperta agli autori della lista: un testo che, nella mattinata di lunedì 1 dicembre, è stato letto in tutte le classi del liceo.

La lettera aperta – «A voi che avete scritto quei nomi sui muri. Non so chi siete. Non conosco i vostri volti […] Ma so una cosa: avete scritto ‘Lista stupri’ e sotto nove nomi». Nella lettera aperta, oltre alla denuncia della brutalità del fatto, si insinua che gli autori del gesto lo abbiano compiuto per ragioni che intersecano cultura patriarcale e orientamento politico. «Lo avete fatto perché questa ragazze sono persone che pensano, si organizzano e hanno opinioni politiche che forse vi disturbano. E siccome non sapevate come rispondere alle loro idee, avete risposto ai loro corpi. Minacciandoli. È un gesto antico quanto il patriarcato stesso», prosegue la lettera. Che si conclude così: «Quando […] una donna dice cose che non ti piacciono, la riporti al suo corpo. Le ricordi che può essere violata, posseduta, distrutta».

Le reazioni – La prima reazione è stata quella del collettivo studentesco Zero Alibi, che ha subito segnalato sui social la “Lista stupri”. Da lì è partita un’ondata di sdegno, iniziata con un’assemblea pubblica tenutasi venerdì 29 novembre e arrivata ai vertici del governo, passando per la polizia di Stato. «Quando ho visto quella foto girare, mi sono vergognata e sentita esposta, umiliata davanti a tutti. Volevo sparire. Ma poi ho capito: io non devo vergognarmi, bensì chi l’ha fatta», ha detto una delle ragazze presenti nell’elenco. La notizia ha destato una rabbia bipartisan: la Lega ha definito la lista «raccapricciante», mentre il Pd ha considerato il fatto «una manifestazione di una cultura patriarcale che considera i corpi delle donne oggetti da insultare», ribadendo l’urgenza e la necessità di un’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha definito quanto accaduto «un fatto grave che va indagato e sanzionato duramente». A questo proposito, la preside del liceo Giulio Cesare Paola Senesi è stata interrogata in Questura nella mattinata del primo dicembre dagli agenti della Squadra Mobile e della Digos. Sotto la lente, in particolare, gli eventuali profili politici connessi alle elezioni studentesche.

La scuola – Il liceo classico Giulio Cesare di Roma è uno dei più antichi e prestigiosi d’Italia, nato ufficialmente il primo ottobre 1933 con il nome di “Regio Liceo Ginnasio Giulio Cesare”. Il 28 ottobre 1936 fu lo stesso Benito Mussolini a consegnare l’attuale sede di Corso Trieste al preside Guido Rispoli con una cerimonia solenne, come rievoca con orgoglio la pagina web della scuola. Nella quale si ricorda che l’edificio era dotato di palestre con docce «ed un locale riservato alla “casermetta” dell’Opera Nazionale Balilla». Un passato probabilmente in linea con l’orientamento politico di chi ha scritto la lista degli stupri, e che avversa le liste studentesche in cui militano le ragazze coinvolte. La scuola ha visto fra i suoi corridoi numerosi personaggi pubblici della politica, del cinema, del giornalismo: da Giorgia Meloni a Nanni Moretti, da Marco Pannella a Antonello Venditti, passando per Maurizio Costanzo. Anime politicamente eterogenee, e che tutt’ora si scontrano nel pluralismo del liceo.