Lunedì 24 novembre Mohamed Shanin, l’imam della moschea di via Saluzzo a Torino, è stato arrestato e portato nel cpr di Caltanissetta. Contro di lui pendeva una richiesta di espulsione firmata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, poi confermata dalla Corte d’Appello di Torino. Secondo il decreto del ministero, Shanin sarebbe «emerso all’attenzione sotto il profilo della sicurezza dello Stato per avere intrapreso percorso di radicalizzazione religiosa connotata da spiccata ideologia antisemita». Il riferimento è ad alcune frasi che l’imam avrebbe pronunciato lo scorso 9 ottobre durante una manifestazione: «Sono d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per essere con la violenza, ma quello che è successo non è una violenza»

Scritte a favore dell’Imam deteniuto fuori dalla sede de La Stampa (ANSA/BRUNO BRIZZI

L’assalto a La StampaDopo la convalida del trattenimento, decisa dalla Corte d’Appello di Torino giovedì 27, ci sono stati presidi e mobilitazioni per chiedere il rilascio della guida musulmana. Il giorno dopo, venerdì, un gruppo fuoriuscito da un corteo per la Palestina ha assaltato e vandalizzato la sede de La Stampa, inneggiando alla liberazione di Shanin: «Giornalisti complici dell’arresto», si leggeva sui social dei gruppi antagonisti pochi minuti prima di irrompere nella redazione, che era vuota pe runo sciopero nazionale dei giornalisti. In difesa dell’imam si era mossa anche la locale sezione dell’Anpi, con cui Shanin aveva collaborato organizzando nella moschea incontri sulla Costituzione italiana. «Sono contro ogni forma di violenza», ha fatto sapere l’imam condannando il gesto dei vandali.

Chi è – In Italia da 21 anni, sposato, due figli piccoli nati a Torino dove abita e vive. Shanin ha 46 anni, è arrivato in Italia dall’Egitto, dove rischia ora di tornare se non dovesse venire accettata la sua richiesta di protezione internazionale. L’imam infatti fa parte della Fratellanza musulmana, movimento osteggiato dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che governa il Paese dopo il golpe del 2013 e da allora è rimasto al potere con metodi dittatoriali.

La richiesta di espulsione – «Non sostengo Hamas e non sono una persona che incita alla violenza. Ciò che ho sempre detto è che il popolo palestinese deve avere la propria sovranità. Ho il terrore di essere arrestato, torturato e ucciso». Così Shanin aveva ritrattato le sue dichiarazioni durante l’udienza in Corte d’Appello, che però ha confermato il trattenimento del 46enne a )Caltanissetta in attesa di essere espulso in Egitto. La Questura aveva motivato la richiesta di trasferimento nel cpr citando anche «rapporti con esponenti indagati e condannati per apologia di terrorismo». Circostanze negate da Shanin, che ha detto di non conoscerli pur non escludendo di averli incontrati. «Vive in Italia da 20 anni e ha sempre avuto il permesso di soggiorno» – ha commentato l’avvocato Gianluca Vitale – «tornare nel Paese di origine, dopo il clamore dell’espulsione e le motivazioni che vengono addotte, significa morte certa». Come riporta l’edizione torinese del Corriere della Sera, il team legale presenterà a breve un ricorso con anche richiesta di asilo, per evitare il rimpatrio in Egitto.