Ieri 10 dicembre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato il carcere di Rebibbia a Roma. Nella sezione femminile era in programma l’inaugurazione di un’installazione artistica, a cui il Capo dello Stato ha voluto partecipare, scegliendo di visitare il carcere nella giornata mondiale dei diritti umani. «Iniziative come queste fanno sì che gli istituti di pena non siano isolati, ma facciano parte, come è doveroso, del mondo esterno, del mondo della nostra Repubblica», ha detto Mattarella. Gli stessi diritti, per chi è dentro e per chi è fuori, sembra dire. Eppure «non si può ignorare che non è dovunque così, che vi sono istituti che hanno una condizione totalmente inaccettabile». Secondo l’associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone che si trovano in carcere, ad aprile il sovraffollamento carcerario ha raggiunto il 133%.
«Istituti collegamento con la realtà» – Durante la visita, mentre è ancora in corso il giubileo dei carcerati, Mattarella ha ricordato il «cinquantesimo dell’ordinamento penitenziario italiano, che è stato una svolta nella vita degli istituti penitenziari, con il rifiuto e il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità e con la riaffermazione del fine rieducativo della pena». L’esempio «emblematico» di Rebibbia, secondo il Capo dello Stato, dovrebbe ripetersi ovunque: «L’istituto è il veicolo principale di collegamento con la realtà esterna della dimensione carceraria. E quindi di garantire prospettive, futuro, ripresa, rinascita».
«Carceri sempre più discariche sociali» – «La scelta del presidente non è casuale, è sicuramente un segnale che lo abbia fatto nella giornata mondiale dei diritti umani», dice Danilo de Biasio, giornalista e presidente della Fondazione Diritti Umani. «Una frase quasi banale, come quella riguardo alle carceri come parte integrante della Repubblica, è emblematica. Se l’istituzione più importante sente il dovere di dirlo ad alta voce è un segnale di preoccupazione». Per De Biasio le emergenze nelle carceri sono diverse: «In primis i suicidi. Non solo per il numero, drammatico, ma perché colpisce maggiormente tutta la popolazione carceraria. È un fenomeno che riguarda anche la polizia penitenziaria. Quindi il problema è lì dentro, tra le mura delle strutture, non solo nelle persone che soffrono la detenzione. L’altro problema, sollevato da sempre più esperti del settore, è che il carcere sta diventando una “discarica sociale”. Una tendenza preoccupante, i problemi legati ai disagi non vengono affrontati ma isolati». De Biasio torna sulla visita di Mattarella, utile ad «accendere i riflettori, non solo su Rebibbia», ma che «non va interpretata per forza come una scelta politica contro il governo».
Alemanno, La Russa e il «mini-indulto» subito stroncato – Sovraffollamento e diritti diritti dei carcerati non possono convivere. È un’emergenza che da mesi viene denunciata, proprio dalle celle di Rebibbia, anche da Gianni Alemanno, ex ministro e sindaco di Roma che sta scontando un anno e dieci mesi per traffico di influenze. Una settimana fa, durante la presentazione del suo libro L’emergenza negata-Il collasso delle carceri italiane, Alemanno ha parlato tramite un avatar mosso dall’intelligenza artificiale: «Nelle carceri italiane, non esagero, ci sono condizioni di vita non riscontrabili in nessun’altra parte della società italiana, se non forse nei campi nomadi e nei centri di assistenza per clochard». Ignazio La Russa, presidente del Senato ed ex compagno di partito di Alemanno, ha parlato più volte delle condizioni in cui versano le carceri, tornando a proporre un «mini-indulto» natalizio.
Un’idea subito respinta dalla maggioranza di governo, guidata da Fratelli d’Italia di cui La Russa fa parte. La mossa è stata criticata soprattutto da Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva che ha presentato varie proposte di legge contro il sovraffollamento carcerario. «Sono incazzato nero», aveva detto a Repubblica, «si illudono migliaia di persone che vivono in condizioni inumane. Prendere in giro uno per strada è un conto, ma se stai vivendo peggio di un maiale nella sua porcilaia rischi di far scattare una rivolta. Lui è la seconda carica dello Stato, se lo fai, è perché hai sentito la premier e c’è un accordo. Invece no. È assolutamente folle».




