El Shaarawy

L'esultanza di El Shaarawy (foto Ansa)

Marco Verratti

Marco Verratti in azione (foto Ansa)

Toc toc, siamo il futuro. Nell’amichevole di Parma tra Italia e Francia, vinta 2-1 dai transalpini, le note più liete sono state le prestazioni di due ventenni d’oro: Stephan El Shaarawy e Marco Verratti. Il primo è un attaccante con il turbo innestato, gioca nel Milan ed è capocannoniere del campionato con otto centri; il secondo è un centrocampista dalle geometrie pitagoriche, in estate è stato al centro degli interessi dei maggiori club italiani, ma alla fine è emigrato in Francia, al Paris Saint Germain. Due volti nuovi per la Nazionale prandelliana che sembrano già veterani: contro i francesi di Deschamps, i due campioncini non hanno tremato e sono stati i migliori in campo.

Non male per due giocatori che la maglia azzurra l’hanno vestita poco (tre apparizioni per il milanista, due per l’ex pescarese). El Shaarawy ha dimostrato di avere un’ottima intesa con Mario Balotelli (“Con Mario c’è un’amicizia istintiva”, ha spiegato l’attaccante rossonero), altro pezzo da novanta su cui Prandelli punterà in vista del Mondiale brasiliano del 2014: il gol del momentaneo vantaggio dell’Italia è scaturito proprio da una verticalizzazione di Balotelli che ha permesso al Faraone di festeggiare il primo gol azzurro. Con tanto di dedica:  “Il gol è per il presidente Berlusconi ma anche per la mia famiglia. Allo stadio c’erano i miei genitori e mio fratello, questo gol è soprattutto per loro”.

Marco Verratti ha dispensato tutto il proprio credo calcistico: giocate eleganti, lanci col contagiri, tocchi di classe. Proprio di fronte al Paese che lo ha accolto e lo sta facendo diventare un giocatore di spessore internazionale: “È stata un’emozione speciale perché giocavo contro tanti miei compagni di squadra – ha spiegato il centrocampista pescarese -, ci tenevo a fare bene”.  I paragoni con Pirlo (che lo ha sostituito nella ripresa) ormai si sprecano: “La definizione di vice Pirlo? Mi piace. Sarebbe un sogno giocare insieme a lui, ma credo che non sarà facile”. Non sarà facile soprattutto per Prandelli tenere in panchina uno come lui: il futuro non può attendere.

Francesco Paolo Giordano