inflazione alimentari

L'inflazione ha colpito sopratutto i generi alimentari freschi

Anche nel 2012 l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto degli italiani. A confermarlo, i dati diffusi dall’Istat martedì 15 gennaio. L’istituto di statistica nazionale ha rilevato un tasso del 3 per cento sui prezzi dei beni al consumo, in aumento rispetto al 2,8 dell’anno precedente. Gli effetti di questa crescita colpiscono soprattutto i generi alimentari. Nel paniere dell’Istat – l’insieme dei prodotti acquistati con più frequenza – i prezzi risultano cresciuti del 4,3 per cento, quasi di un punto percentuale rispetto al 2011 (3,5 per cento). La soglia raggiunta è la più alta dal 2008. I rincari più consistenti riguardano i prodotti freschi: frutta (+6,6 per cento) e verdura (+5,9 per cento) i più colpiti.

La causa è da ricercare nell’aumento dei prezzi di combustibili e trasporti. Rispetto a dicembre 2011, i costi sono cresciuti rispettivamente del 6,4 per cento e del 4,6 per cento. L’Istat sottolinea come l’indebolimento della domanda interna abbia avuto effetti proprio sulle materie prime, proprio a causa dei rincari sulle risorse energetiche.

Pur essendo a livelli elevati, il prezzo della benzina risulta però in rallentamento. Su base annua l’aumento della verde è sceso al 8 per cento (dal 11,3): è la soglia minima dal 2010. Il gasolio è al 7,1 per cento, in calo di quasi sette punti percentuali. Tra le città più colpite dall’inflazione ci sono Reggio Calabria (+4 per cento), Genova (+3,5 per cento), Potenza e Trento (entrambe al 2,9 per cento).

Per Federconsumatori, l’inflazione costerà 3.823 euro a famiglia nel biennio 2012-2013. Codacons invece avverte: «l’aumento dei prezzi è stata una stangata invisibile pari a oltre cinque volte quella dell’Imu».

Luigi Caputo