“Custodiamo Cristo nella nostra vita, abbiamo cura gli uni degli altri, custodiamo il creato con amore”. E poi “Il Papa deve servire tutti, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli” Sono semplici e chiari i tweet che Papa Francesco lancia dal suo account @Pontifex, dopo la messa di inizio pontificato, una volta era definita di “intronizzazione”, ma da Papa Giovanni Paolo I in poi, è diventata una semplicissima messa preceduta da due gesti significativi: l’imposizione del pallio, l’insegna liturgica di lana bianca con la croce rossa, simbolo del vescovo come buon pastore, e la consegna dell’anello del pescatore con l’immagine di Pietro.

Sulla stessa linea dei tweet sono gli appelli contenuti nell’omelia rivolta alle circa 200mila persone, fedeli e cariche istituzionali venuti, da ogni continente e riunite in piazza san Pietro: “Non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!”. E ancora” Non dobbiamo avere paura della bontà, e neanche della tenerezza”.

E’ questa l’inaugurazione di un papato che si annuncia rivoluzionario per forme e contenuti: come salutare i fedeli dopo la messa la domenica mattina, o scendere dalla papamobile che lo stava portando dentro la basilica di San Pietro per immergersi tra la folla. Veste semplice, talare bianca, scarpe stringate nere, così “normali” rispetto ai mocassini di pelle rossa del Papa emerito Ratzinger, e solo una volta giunto in Basilica indossa i Paramenti per la cerimonia. Papa Francesco, nelle prime parole, ricorda l’onomastico di Ratzinger e nel corso della cerimonia continua a chiamarsi solo vescovo di Roma e a chiedere ai fedeli di pregare per lui.

A salutare l’inizio del pontificato di Bergoglio era presente tutto il mondo politico, istituzionale e religioso, erano 132 le delegazioni ufficiali: presenti tutte le cinque alte cariche istituzionali presenti il capo dello Stato Giorgio Napolitano, i neoleletti presidenti del Senato e della Camera Pietro Grasso e Laura Boldrini, il premier Mario Monti e il presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo.

Non poteva mancare Cristina Kirchner, presidente dell’Argentina, Paese d’origine del Papa che è entrato in Conclave come arcivescovo di Buenos Aires, e la cui delegazione è stata la prima ad essere salutata. C’erano anche il vicepresidente degli Usa Joe Biden, cattolico; la cancelliera tedesca Angela Merkel, il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy con la coppia reale formata dal principe ereditario Felipe e la consorte Letizia; il premier francese Jean-Marc Ayrault, oltre alle delegazioni straniere di molti altri Paesi.

Nonstante le polemiche, era presente anche il presidente dello Zimbawe Robert Mugabe, alla sua quinta visita a Roma in sette anni. Contestato fin dal suo arrivo in città, Mugabe è sottoposto alle sanzioni europee che gli impediscono di viaggiare se non per “obblighi religiosi”. Oltre ai vertici cattolici, hanno partecipato alla messa anche i rappresentanti delle altre confessioni cristiane ortodosse ed evangeliche, il rabbino capo di Roma, il Gran Rabbino di Israele, esponenti delle comunità ebraiche, musulmane e buddiste.

Alexis Paparo