E una prima testa è caduta. L’aveva promesso un Obama furioso a un’America ancora più arrabbiata per gli scandali che hanno visto coinvolti negli ultimi giorni l’IRS (Internal Revenue Service, l’agenzia delle entrate americana), l’Associated Press e alcune ricostruzioni sull’attacco all’ambasciata di Bengasi nello scorso settembre.

La testa è quella di Steve Miller, numero uno ad interim dell’IRS. Ad annunciarne le dimissioni lo stesso presidente Barack Obama in una dichiarazione in diretta Tv fatta dopo un faccia a faccia col segretario al Tesoro, Jack Lew. “Quello che è accaduto è senza scuse. Gli americani sono arrabbiati ed io stesso sono molto arrabbiato”, ha tuonato Obama. Lo scandalo è tutto politico: alcuni funzionari dell’agenzia delle entrate avrebbero messo sotto la lente d’ingrandimento, in modo forse arbitrario, i conti di alcuni gruppi conservatori legati al movimento anti-tasse dei Tea Party. Con controlli e verifiche spesso al limite dall’accanimento, lesivi delle più elementari libertà civili.

Il Presidente ha fatto sentire la sua voce: “Non tollererei comportamenti del genere in nessuna delle agenzie dello Stato, e le tollero meno che mai all’interno dell’IRS”. Il ministro della giustizia Eric Holder ha confermato l’avvio di un’inchiesta penale per accertare i fatti. Si valuterà anche un’eventuale violazione dell’Hatch Act che proibisce ai dipendenti federali di impegnarsi in alcune attività politiche di parte.

Ma lo stesso Eric Holder è al centro di un altro scandalo che preoccupa Obama: proprio il Dipartimento di giustizia ha intercettato segretamente per due mesi, a partire dal maggio 2012, 20 linee telefoniche dell’Associated Press, tra le più grandi agenzie di stampa internazionali. La notizia è trapelata lunedì 13 maggio e ha scatenato un vespaio. Oltre oceano la libertà di stampa è un tema molto sensibile e le intercettazioni, che pure riguardavano una fuga di notizie su un possibile attentato di Al Qaida, sono state definite eccessive, gravi e senza precedenti.

Nella stessa settimana è tornato al centro della cronaca anche l’attentato a Bengasi dell’11 settembre 2012, in cui persero la vita l’ambasciatore americano Stevens e altri tre diplomatici. Due giornali hanno pubblicato brani di alcune email scritte dallo staff di Obama all’ambasciatrice statunitense all’ONU, Susan Rice. Messaggi che contenevano indicazioni su cosa riferire alla stampa e al pubblico sull’attacco all’ambasciata. Secondo i repubblicani, l’obiettivo era nascondere in parte le responsabilità dell’amministrazione, della CIA o del Dipartimento di Stato. La Casa Bianca ha diffuso l’intero contenuto delle email per cercare di mostrare quanto critici fossero i momenti immediatamente dopo l’attentato.

Maria Elena Zanini