Silvio Berlusconi durante il voto di fiducia al Governo in aula del Senato, Roma 2 ottobre 2013. ANSA / ETTORE FERRARI

Sabato 16 novembre, il Pdl potrebbe rinascere o spaccarsi ancor di più, forse definitivamente. L’occasione fatidica sarà il Congresso nazionale convocato dal leader Silvio Berlusconi, a Roma, con l’Ordine del giorno di uccidere il partito del predellino e far rinascere, al suo posto, una nuova Forza Italia. Finalmente compatta e vincente. Ma il segretario del partito Alfano e tutti i suoi potrebbero disertare l’appuntamento. Era già accaduto il 25 ottobre, quando le colombe avevano bigiato l’Ufficio di presidenza che votava per la nuova Forza Italia.

 

Lo scenario dell’assenza delle “colombe” all’atteso congresso rischia così di allargare le crepe del partito di Berlusconi. Tanto più che per oggi, martedì 12, si attende un nuovo documento dei “ribelli”: una lettera di richieste per il Presidente, firmata dalla metà dei membri della Direzione nazionale.

“Penso che non ci sia nessun motivo per cui si debba bollare alcuni esponenti del partito come traditori”, ha dichiarato al Mattino Fabrizio Cicchitto, tornato protagonista grazie alla fronda pro voto di fiducia del 2 ottobre. In merito alla riunione di sabato, Cicchitto esprime le sue perplessità e si fa portavoce dello schieramento dei moderati: “Non è chiaro l’ordine del giorno e neanche il contesto nel quale dovrebbe svolgersi una riunione cosi delicata. I dubbi sulla nostra partecipazione vanno presi in considerazione”.  Cicchitto chiede insomma un maggiore dialogo e critica invece la radicalizzazione dello scontro interno. Quella che farebbe venir meno “le condizioni per un dibattito sereno”.

Daniela Santanchè, quasi volesse rispondergli, ha fatto già capire che per il “dialogo” ci sarà poco spazio: “Sabato spero che finisca”, ha dichiarato alla trasmissione Quinta Colonna. “Dobbiamo essere tutti d’accordo che si torna a Forza Italia e che tutte le deleghe sono in mano a Berlusconi: è lui che prende voti per tutti e deve poter decidere. Non si tratta di falchi e di colombe, ma di una diversa visione e di una diversa linea politica. Berlusconi è stato votato perché è l’unico che rappresenta il centrodestra e il pensiero liberale”.

Quanto la rinata Forza Italia sarà nutrita, quindi, è da vedersi. Il partito, nonostante le smentite di facciata, non potrebbe essere più diviso. La spaccatura tra i cosiddetti “falchi”, con Santanchè, Brunetta e Bondi in testa, e le “colombe” alfaniane si è consumata definitivamente all’inizio di ottobre, sul voto di fiducia al governo delle larghe intese, e da allora la minaccia di una scissione del partito incombe costantemente. Sabato potrebbe essere l’occasione giusta.

Finora, neppure il confronto a distanza tra Berlusconi e Alfano è stato risolutivo. Ancora domenica 10 novembre il segretario e ministro dell’Interno aveva sostenuto l’esecutivo Letta: “Il governo deve andare avanti nonostante la decadenza di Berlusconi”.  Questo dovrebbe essere il punto centrale di tutta la questione: rinnovare la fiducia all’esecutivo fino al 2015. Il Cavaliere per adesso ha ribadito la fiducia al suo delfino, ma lo avverte: “Attenti perché rischiate di fare la fine di Fini. Non si può stare al governo con chi mi uccide politicamente”.

Eva Alberti