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Per gli scienziati dell’Università di Miami, il pianto di un bambino e le rivoluzioni condividono la stessa legge di sviluppio

Che cos’hanno in comune il pianto di un bambino di fronte alle scarse attenzioni di un genitore, e i disordini in Polonia che hanno storicamente portato al collasso dell’Unione Sovietica? In apparenza nulla. Fenomeni incomparabili, collocati su scale troppo diverse. Eppure, le mamme e i papà esasperati dalle urla insistenti  dei propri pargoli, e i governi al potere alle prese con un’insurrrezione popolare, hanno lo stesso problema: calmare, in qualche modo, gli animi. Riportare la pace, nella cameretta dei bambini e nelle piazze del Paese. Un gruppo di fisici dell’Università di Miami è pronto a correre in loro aiuto, perché ha trovato un modo per descrivere matematicamente la gravità e la tempistica di tutti gli scontri, sia quelli che ci riguardano individualmente, sia quelli sviluppati a livello sociale.

Lo studio, pubblicato su Nature, è una specie di teoria unificata del conflitto. Il pianto di un bambino e i tumulti di piazza, secondo questa teoria, condividerebbero una legge di potenza. E cioè il fatto che bambini e rivoltosi sarebbero in grado di adattarsi abbastanza rapidamente a intensificare i propri attacchi contro entità più grandi di loro (genitore o governo), ma più lente. Che non possono, o che non vogliono, per i motivi più disparati, rispondere con velocità sufficiente alle loro esigenze.

«Studiando le azioni che i genitori compiono per calmare il bambino – ha spiegato Neil Johnson, fra gli autori dello studio – possiamo capire meglio come fronteggiare ad esempio i cyber-attacchi contro un particolare settore di infrastrutture informatiche, o i disordini civili in Siria». L’escalation è il meccanismo che caratterizza tutti gli “attacchi”, compreso il pianto di un bambino, che monta progressivamente fino a esplodere. Una costante di tutte le guerre moderne, spiegano gli scienziati. Il conflitto in Sierra Leone, Africa, avrebbe esattamente le stesse dinamiche della narco-guerriglia di Antioquia, Colombia. Il modello sviluppato dagli scienziati dell’Università di Miami potrà essere impiegato in futuro per previsioni quantitative degli attacchi in un dato confronto, e usato per creare una strategia di intervento. E chissà che non possa essere d’aiuto, anche, a qualche genitore a corto di idee.

Davide Gangale