“Operazione Fiat- Chrysler: perché criticarla?”. Anche il ministro dello Sviluppo economico Zanonato non sente i timori che hanno portato l’agenzia di rating Moody’s a paventare il declassamento dell’azienda. “Se la Fiat, invece di continuare l’operazione Chrysler e acquisire un’enorme rete di vendita, avesse scelto di restare a casa, – spiega il ministro – avrebbe scelto di vendere gli attuali modelli a un mercato che in questo momento non li accoglie”.
Sergio Marchionne, ad Fiat, non si è ancora espresso, ma le sue ragioni sembrano le stesse. Quel che è certo è che l’operazione di acquisizione del 41% di Chrysler fatta a Capodanno era annunciata da tempo. Meno attesa la minaccia di downgrade, che riguarderebbe solo il Lingotto (Moody’s ha lasciato invariato il giudizio su Chrysler). Le cause sarebbero proprio l’onere economico assunto da Fiat (1.750 milioni di dollari al fondo Veba Trust del sindacato dei lavoratori americani, più 700 milioni da parte di Chrysler, che verserà anche 1.900 milioni ai soci), oltre alla perdita di terreno della casa torinese sul mercato sudamericano. Ad oggi, comunque, per Fiat il giudizio definitivo non è ancora scritto, e il vero rating arriverà dopo aver fissato il calendario 2014 e dopo la probabile quotazione del nuovo gruppo a Wall Street.
Sul fronte italiano, sarà poi importante capire come e se cambieranno le cose negli stabilimenti. In attesa dell’incontro di giovedì 9 gennaio tra azienda e Fiom, dopo Pomigliano in mattinata ha riaperto per due giorni anche lo stabilimento di Cassino (Frosinone). In tutto il mese lavorerà solo quattro giorni e i sindacati locali hanno ribadito la necessità di innovazione, per evitare la chiusura dell’impianto e la rovina di un indotto di seimila persone.
Eva Alberti