Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Lombardia

Carlo Sangalli, presidente Confcommercio Lombardia

Peso della burocrazia, pressioni fiscali e difficoltà di accesso al credito. Della Milano industriale, cuore della produzione del Paese, sembra si perda ogni giorno un pezzo, se è vero che quotidianamente, in Lombardia, chiudono ben 172 imprese. E ogni ora ne fallisce una. Messo in ginocchio dalla crisi, il cosiddetto popolo delle partite Iva ha deciso perciò di portare a Roma le proprie istanze di protesta. Un esercito di quasi 7 mila persone – tra piccoli imprenditori, commercianti e artigiani da tutta Italia – ha aderito alla manifestazione organizzata da Confcommercio. Una mobilitazione senza precedenti nei 70 anni di storia dell’associazione.

Soltanto da Milano, dalla Stazione Centrale, si sono dati appuntamento in 4 mila, per difendere professioni in molti casi ereditate da nonni e bisnonni. Attività e mestieri oggi in dura difficoltà. Solo qualche giorno fa, il 15 febbraio, nel capoluogo lombardo ha chiuso una tra le coltellerie più antiche della città, la storica Lorenzi in via Montenapoleone. I suoi locali sono stati comprati dal gruppo Swatch per circa 50 milioni di euro.

«Siamo stanchi». Queste le prime parole pronunciate da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Lombardia, dal palco di piazza del Popolo: «Chiediamo rispetto perché meritiamo più rispetto. Come dobbiamo dirlo che non c’è più tempo, non bastano le imprese che chiudono e le masse che perdono il lavoro?». Un appello, poi, Sangalli lo ha rivolto direttamente a Matteo Renzi, appena incaricato di formare il governo: «Se non avremo risposte, ci ritroveremo in piazza ancora più numerosi e più determinati».

Della mobilitazione di Roma, si era parlato molto già nei giorni precedenti. «Non sarà una delle tante manifestazioni di protesta alle quali siamo abituati», aveva detto il presidente di Confcommercio. «Per la prima volta nella storia di questo Paese, in piazza ci sarà il popolo dei piccoli e medi imprenditori esasperati dalla crisi e dalla mancanza di risposte efficaci da parte della politica».

Giulia Carrarini