web-http-url-address-internet-online-wwwNegli ultimi giorni in molti avranno notato dei banner che compaiono nella maggior parte dei siti. Alcuni magari li avranno chiusi con un semplice click pensando all’ennesima pubblicità invasiva. Ebbene, quel banner è un avviso di tutela.

Dal 2 giugno 2015 tutti i gestori dei siti del nostro Paese dovranno adeguarsi alla nuova normativa sui cookie, ribattezzata cookie law. Un’iniziativa del Garante della Privacy che recepisce una direttiva europea del 2009 che ha come obiettivo quello di arginare i cookies di profilazione e i relativi rischi per la privacy degli internauti italiani. D’ora in poi ogni sito Internet deve ottenere il benestare di chi lo sta visitando prima di scatenare tutte le stringhe di testo, i cookie appunto.

Ma cosa sono i cookie e quali sono i rischi per gli utenti? Sono dei piccoli file di testo, caricati dai siti sui nostri dispositivi quando navighiamo. Ne esistono di vari tipi che possono essere catalogati in due grandi categorie: cookie tecnici e cookie pubblicitari. I primi sono indispensabili al buon funzionamento del sito e all’esperienza utente; i secondi raccolgono informazioni diffuse dagli utenti durante la navigazione.

Tutta la pubblicità web e quindi il mercato dei contenuti gratuiti che c’è dietro si basa sui cookie. A loro volta i cookie pubblicitari, o di profilazione, si dividono in due sottocategorie: quelli del sito e quelli di terze parti (come Google e Facebook). Proprio questi “biscottini” consentono di tracciare un profilo dell’utente, per indirizzargli messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate nel corso della navigazione.

I primi a lamentarsi di questa normativa sono state le agenzie pubblicitarie seguiti dalle piccole e medie imprese: adeguarsi infatti comporta costi elevati. Alcuni esperti di marketing digitali hanno avviato anche una petizione contro la normativa: «Per chi gestisce siti, però, specialmente se si tratta di una piccola azienda, un privato o un freelance, rischia di diventare uno scoglio insormontabile che finisce per impedire la libera espressione» sostiene Nevio Ronconi presidente nazionale di Federpubblicità.

I gestori dei siti hanno avuto un anno di tempo per uniformarsi alla normativa: chi non si adegua rischia multe che vanno da 10 mila a 120 mila euro da parte del Garante della Privacy.

Flavio Bianco