Più grande del T-Rex, ma anche più intelligente perché in grado di memorizzare ogni operazione umana. Indominus Rex è il dinosauro protagonista di “Jurassic World”, il quarto capitolo della saga inaugurata nel 1993 da Steven Spielberg con “Jurassic Park”. Nelle sale da oggi, 11 giugno 2015, il film è diretto da Colin Trevorrow e distribuito da Universal Pictures. Ambientato a Isla Nublar, lo stesso luogo della Costa Rica che era sfondo del primo film, “Jurassic World” riflette lo spirito del 2015. L’isola non è più un paradiso naturale incontaminato ma un parco per famiglie a tema dinosauri. La crisi economica arriva anche in quel territorio lontano: le vendite sono in calo e i visitatori vogliono qualcosa di più emozionante di qualche creatura preistorica addomesticata.

“Ogni volta che abbiamo avuto una nuova attrazione le presenze si sono moltiplicate”, dice la voce della direttrice del parco attrazioni nel trailer del film disponibile sul sito. L’idea non tarda ad arrivare: “Una modificazione genetica aumenta l’effetto woow”. Dalla miscela di Dna di altre specie di dinosauro nasce allora Indominus Rex, figlio del desiderio di profitto, senza controllo e con il solo desiderio di uccidere, i suoi simili e gli esseri umani.

Spetta ad un ricercatore, interpretato da Chris Pratt, il compito di sconfiggere il mostro. “Il punto non è il controllo ma una relazione, basata sul rispetto”, sostiene lo studioso combattente. La natura non si può dominare, sembra dire Pratt, per vincerla bisogna soltanto obbedirle ed evitare di sfidarla. Come nel primo film della saga, sono le ambizioni dell’uomo a causare distruzione: come in Jurassic Park il finale è prevedibile e la trama segue lo stesso sviluppo. Ma secondo la critica “Jurassic World” è più realistico. Se il tyrannosaurus rex nasceva da un ipotetico Dna recuperato dei dinosauri, Indominus è un organismo geneticamente modificato, al pari di quelli contemporanei.

Livia Liberatore