(ALS) – Milano, 27 gen. La direttiva Bolkestein, che prende il nome dall’olandese Frederik Bolkestein, prevede che tutte le imprese e i professionisti europei possano accedere al mercato comune in modo paritario. A 17 anni dalla sua approvazione, resta motivo di discussione. L’Italia formalmente l’ha recepita 13 anni fa, ma per l’Unione europea non la sta applicando: per farlo, dovrebbe mettere a gara le concessioni balneari in scadenza il 31 dicembre 2023. Il rischio è una procedura d’infrazione analoga a quella notificata ieri al Portogallo.

La norma europea – La direttiva si applica “alle risorse scarse”. Dopo l’approvazione definitiva nel 2006, il 28 dicembre 2009 è scaduto il tempo dato agli Stati membri per recepirla.

Le concessioni balneari – L’Italia ha recepito la direttiva nel 2010, ma non l’ha mai applicata del tutto. Il principale terreno di scontro con la Ue sono le concessioni balneari, che non vengono assegnate tramite una gara aperta a tutti, come vorrebbe la Bolkestein, ma sono periodicamente rinnovate. La Corte di giustizia europea nel 2016 ha censurato il comportamento italiano, ma negli anni successivi non è cambiato niente. Il governo Conte I nel 2019 ha prorogato le concessioni fino al 2033, ma questa scadenza è stata annullata dal Consiglio di Stato che l’ha fissata al 31 dicembre 2023.

Il caso del Portogallo – L’Italia non è l’unico Stato membro ad avere dei problemi con la Bolkestein. Il Portogallo ha ricevuto ieri un “parere motivato” della Commissione europea, ovvero il secondo avvertimento previsto dalle procedure di infrazione verso uno Stato che non si conforma. La Commissione ha invitato il Portogallo a cambiare la legge sulle concessioni balneari che prevede un vantaggio per gli attuali gestori degli stabilimenti in sede di gara. Nessuna apertura, dunque, alla possibilità di dare la precedenza ai gestori storici, ventilata anche in Italia a settembre dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

La procedura di infrazione – A dicembre 2020 la Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia. Ad aprile 2022 ha inviato al governo una “lettera di messa in mora”, cioè il primo invito a modificare la norma nazionale che contrasta con la direttiva Bolkestein. Se l’Italia continuerà a non allinearsi, si procederà con un parere motivato e poi con una denuncia alla Corte di giustizia che potrebbe stabilire una sanzione economica “proporzionale alla gravità e alla durata dell’infrazione”. (ALS)

ECO/BCH