«A terra Max». Un giorno dopo lo schianto dell’aereo B737 Max 8 della Ethiopian Airlines diretto a Nairobi, arrivano da tutto il mondo appelli che invocano la sospensione dell’uso del modello di velivolo coinvolto nell’incidente in cui sono morti 149 passeggeri e otto membri dell’equipaggio. Tra le 157 vittime c’erano anche otto italiani, tutti in viaggio nella regione africana, per motivi umanitari. L’aereo diretto a Nairobi, era partito da Addis Abeba, ma si è schiantato al suolo dopo circa sei minuti di volo, a una quarantina di chilometri dalla pista e in una condizione climatica ottimale. Con le stesse dinamiche, il 29 ottobre del 2018, si era inabissato il 737 Max della Lion Air, con 181 passeggeri a bordo, caduto immediatamente dopo il decollo da Giacarta. Intanto Boeing crolla in Borsa: i titoli nelle contrattazioni che precedono l’apertura di Wall Street perdono il 9,65%.
Da Roma – In Italia ad avere negli hangar tre Boeing del modello Max è la compagnia Air Italy, che dopo l’incidente ha commentato: «La sicurezza dei nostri passeggeri è da sempre la principale priorità. Con riguardo al B737 Max 8 e a tutti gli aeromobili operativi in flotta, la compagnia si trova in piena conformità con le disposizioni delle autorità aeronautiche e alle procedure operative e direttive del costruttore». E aggiunge: «Siamo in costante contatto con le autorità e ne seguirà le direttive con l’obiettivo di garantire un servizio improntato alla massima sicurezza del volo». Dal Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori (Codacons), arriva una richiesta di diffida all’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) per «bloccare in modo categorico tutti i decolli dei Boeing 737 Max dagli scali italiani e avviare verifiche urgenti circa la formazione dei piloti». Secondo Carlo Rienzi, presidente di Codacons, la compagnia Air Italy avrebbe ordinato 20 B737. Anche l’Associazione Nazionale Piloti chiede all’Enac di «mettere a terra le macchine facendo i controlli necessari» e, nel frattempo, l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha designato il suo esperto per investigare, in qualità di osservatore, nell’inchiesta condotta dall’omologa Autorità investigativa etiope.
Misure precauzionali – Tuttavia Cina, Corea ed Etiopia hanno preceduto le richieste italiane. Da Pechino, l’autorità competente in merito all’aviazione ha sospeso l’uso del velivolo, mentre la Corea del Sud ha iniziato un’indagine precauzionale diretta da un team di 4 tecnici che ha visitato la Eastar Jet, compagnia locale low cost, avviando accertamenti sul pilota automatico e altri sistemi attivi sull’aereo. Ethiopian Airlines ha comunicato il blocco di tutti gli aerei del modello su cui si indaga e così ha fatto anche la Cayman Airways, che ha temporaneamente lasciato a terra i suoi due Boeing.
Da Seattle – La compagnia Boeing, che costruisce aerei nello Stato di Washington dal 1916, non ha nuove indicazioni da dare dopo l’incidente del B737 Max di Ethiopian Airlines. Sulla messa a terra del suo modello, il gruppo Usa dice in una nota che la sicurezza «è la nostra priorità principale» e che «stiamo prendendo ogni misura per capire in pieno gli tutti aspetti dell’incidente, lavorando in stretto contatto con i team investigativi e tutte le Authority coinvolte». L’indagine «è alle sue fasi iniziali, ma a questo punto, secondo le informazioni disponibili, non abbiamo alcuna base per dare indicazioni agli operatori».
I problemi tecnici – Il comandante Yared Getachew, solo due minuti dopo il decollo, ha ordinato al primo ufficiale Ahmed Nur Mohammod di rientrare per «problemi tecnici», non riuscendo a prendere quota e procedendo a una velocità anomala. Le indagini sull’incidente di domenica riaprono una questione già trattata e diffusa dall’agenzia federale dell’aviazione degli Stati Uniti nel 2018. Si tratta delle criticità del sistema «anti-stallo», un meccanismo in grado di equilibrare l’inclinazione del volo. Il sistema, se non attivato adeguatamente, potrebbe portare a peggiorare l’assetto del velivolo anziché migliorarlo. Secondo il Wall Street Journal, era stato proprio il sindacato dei piloti americani ad accusare Boeing di non aver comunicato efficacemente al personale di bordo le nuove procedure operative dopo l’introduzione del sistema sui velivoli.