Maxi multa dell’Antistrust italiano ad Amazon. Il 9 dicembre l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comminato al gigante dei pacchi a domicilio una sanzione di 1,1 miliardi di euro con l’accusa di abuso di posizione dominante. Secondo l’Authority, quattro società riconducibili al gruppo fondato da Jeff Bezos hanno sfruttato il predominio sul proprio marketplace per penalizzare i venditori che non si affidavano al suo servizio di logistica. Immediata la replica della società, che ha annunciato di voler presentare ricorso. Si tratta del secondo provvedimento di questo tipo che colpisce l’azienda americana nel giro di neanche un mese.
Doppia discriminazione – A finire nel mirino dell’Authority italiana dopo un’indagine durata quasi tre anni sono state Amazon Europe Core, Amazon Services Europe, Amazon, Amazon Italia Services e Amazon Italia Logistica. Tramite queste quattro società – recita il comunicato dell’Agcm – il colosso di Seattle ha favorito il proprio servizio di logistica rispetto a quello dei concorrenti, dando meno visibilità sul suo e-commerce alle offerte dei venditori che sceglievano di gestire in casa o affidare ad aziende terze alcuni servizi come la custodia dei pacchi, i loro imballaggio, la consegna ai clienti o il reso. Il sistema discriminatorio ruotava, secondo l’Antitrust, attorno ai benefici correlati al marchio “Amazon Prime“: i commercianti online a cui Amazon riconosce questa etichetta godono di prerogative come la spedizione rapida, l’acquisto in un clic e l’accesso a eventi speciali come Black Friday, Cyber Monday, Prime Day. Questi stessi vantaggi, fondamentali nell’ottica di attirare il consumatore, erano di default negati, insieme all’etichetta da cui derivano, a tutti coloro che sceglievano di bypassare la logistica di Amazon. Non solo: proprio perché incapaci di offrire questi plus, i negozianti in questione erano esposti a maggiori reclami da parte degli acquirenti, che poi finivano per penalizzarli ulteriormente nel momento in cui l’algoritmo di Amazon indicizzava le pagine con i risultati di ricerca degli utenti. Infine, ai venditori terzi che non si appoggiavano al gigante per le consegne veniva anche applicato un sistema di misurazione delle performance molto più rigido, che in molti casi non veniva superato portando anche all’esclusione dei loro account dall’e-commerce. Un sistema in tre tappe, insomma, che per il Garante non ha solo accresciuto il divario tra il potere della società e quello dei concorrenti ma ha anche danneggiato i marketplace concorrenti. «A causa del costo di duplicazione dei magazzini, i commercianti che adottano la logistica di Amazon sono scoraggiati dall’offrire i propri prodotti su altre piattaforme online, perlomeno con la stessa ampiezza di gamma», spiega l’Autorità.
Il provvedimento – Non solo una multa da 1,1 miliardi di euro, tra le più alte mai comminate al colosso dell’e-commerce. Come scrive l’Antitrust, Amazon dovrà infatti anche adottare «misure comportamentali» tali da «ripristinare immediatamente le condizioni concorrenziali nei mercati rilevanti». «In particolare sarà tenuta a concedere ogni privilegio di vendita e di visibilità sulla propria piattaforma a tutti i venditori terzi che sappiano rispettare standard equi e non discriminatori di evasione dei propri ordini, in linea con il livello di servizio che Amazon intende garantire ai consumatori Prime», ha concluso l’Agcm, che sottoporrà l’azienda a un monitoraggio costante e le imporrà di creare un comitato autonomo interno chiamato a fare altrettanto. Un provvedimento accolto con favore anche dalla Commissione Europea, che ha descritto l’istruttoria ai danni dell’azienda come «un esempio di coordinamento riuscito con l’Autorità italiana garante della concorrenza».
La replica – «Siamo in profondo disaccordo con la decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e presenteremo ricorso. La sanzione e gli obblighi imposti sono ingiustificati e sproporzionati», ha replicato Amazon. «Più della metà di tutte le vendite annuali in Italia sono generate da piccole e medie imprese e il loro successo è al centro del nostro modello economico. Le pmi hanno molteplici canali per vendere i loro prodotti sia online che offline: Amazon è solo una di queste opzioni», ha aggiunto la società. Per il gruppo fondato da Jeff Bezos non si tratta del primo attacco da parte dell’Authority italiana. Lo scorso 23 novembre, ad esempio, il gigante era stato di oltre 68 milioni di euro per aver firmato nel 2018 con Apple un accordo volto ad escludere dalla propria piattaforma italiana i commercianti non affiliati alla Mela.