Gestione repressiva del fenomeno migratorio, erosione dei diritti umani, sgomberi forzati senza alternative, retorica politica xenofoba. Sono alcune delle parole utilizzate da Amnesty International per descrivere l’Italia del tempo presente nel rapporto “La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive per il 2019” pubblicato in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Il governo – Secondo l’organizzazione, il governo guidato da Giuseppe Conte «si è subito distinto per una gestione repressiva del fenomeno migratorio». «Le autorità – si legge nella relazione –  hanno ostacolato e continuano a ostacolare lo sbarco in Italia di centinaia di persone salvate in mare, infliggendo loro ulteriori sofferenze e minando il funzionamento complessivo del sistema di ricerca e salvataggio marittimo». Nel mirino anche il linguaggio della politica, che in campagna elettorale ha fatto «massiccio ricorso» a «stereotipi e linguaggio razzista e xenofobo per veicolare sentimenti populisti e identitari».

Il Decreto sicurezza – In merito alle misure previste dal Dl sicurezza, che dopo essere passato al Senato il 28 novembre è stato approvato alla Camera con 396 voti a favore e 99 contrari, queste «erodono gravemente i diritti umani di richiedenti asilo e migranti e avranno l’effetto di fare aumentare il numero di persone in stato di irregolarità presenti in Italia». Gli sgomberi forzati, continua il rapporto, sono stati operati «senza l’offerta di alternative abitative adeguate da parte delle autorità». In sintesi una linea, quella assunta dal nostro paese, che «rischia di fare aumentare nel 2019 il numero di persone e famiglie lasciate senza tetto e senza sistemazioni alternative».
L’organizzazione ha inoltre espresso perplessità sui rischi per la salute rappresentati dall’impiego dei taser, le pistole ad impulsi elettrici la cui sperimentazione da parte delle forze dell’ordine è iniziata a settembre. Nel corso di quest’anno inoltre l’Italia continua ad esportare armi a paesi in guerra, tra i quali Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, violando di fatto il Trattato internazionale sul commercio delle armi ratificato nel 2014.

L’Europa – Amnesty, se ha usato parole dure nei confronti dell’Italia, non ha però risparmiato il resto dell’Unione europea, segnato «dall’aumento dell’intolleranza, dell’odio e della discriminazione, in un contesto di progressivo restringimento degli spazi di libertà per la società civile». In testa Ungheria, Polonia e Russia. Qui e altrove, «richiedenti asilo, rifugiati e migranti sono stati respinti o abbandonati nello squallore mentre gli atti di solidarietà sono stati criminalizzati». Ma attivismo e proteste sono cresciute, sottolinea Amnesty International, e «un coro di persone ordinarie dotate di una passione straordinaria chiede giustizia e uguaglianza».