Violenza, repressione, condizioni disumane. Un ciclo di parole che ritorna ogni volta che si parla del Cpr in via Corelli a Milano, dove nella notte tra venerdì 9 e sabato 10 febbraio è scoppiata una protesta dei migranti contro le pessime condizioni di detenzione. Un avvenimento che segue al commissariamento della struttura lo scorso dicembre, a seguito di un’inchiesta della Procura di Milano proprio sulla gestione disumana da parte dell’ente gestore, del personale e delle forze dell’ordine.

 

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La dinamica- Come documentato da un video condiviso dal sito della rete Mai più lager – No ai cpr, i migranti si sono spogliati seminudi nel cortile del Cpr, sotto la pioggia battente, sdraiandosi poi sull’asfalto in segno di protesta, tra le urla degli altri detenuti e senza alcun intervento di aiuto da parte del personale della struttura. Qualche ora dopo, secondo i racconti dei testimoni, un giovane di 18 anni, dopo aver lanciato della pasta in direzione delle forze dell’ordine per protestare, avrebbe subito un pestaggio da parte di agenti della Guardia di Finanza, in tenuta antisommossa. Insieme a lui, un’altra persona è stata aggredita a colpi di manganello e lasciata per ore senza cure.

Accesso negato- Il 10 febbraio, a seguito dell’accaduto, il consigliere regionale e vice-presidente della commissione carceri della Lombardia Luca Paladini è entrato a sorpresa nel Cpr di via Corelli, accompagnato da Teresa Florio di Mai più lager-No ai cpr, Cesare Mariani dell’associazione Naga e dal medico Nicola Cocco.  Al consigliere, tuttavia, non è stata concessa l’autorizzazione ad accedere ai moduli abitativi della struttura, ed è stata negata anche la visione delle cartelle cliniche, nonostante entrambe le richieste fossero legittime sulla base di quanto stabilito dal decreto Lamorgese 2022 e dalla legge 354 del 1975 sul regolamento penitenziario: «A seguito di un episodio così grave, la visita è diventata fondamentale. Deve essere chiaro: negare l’ingresso a un’area del Cpr a un consigliere regionale è illegale. Siamo di fronte a una forma di ostruzionismo preoccupante», sottolinea Paladini a La Sestina, denunciando l’opacità da parte della direzione e delle forze dell’ordine.

 

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Un post condiviso da Luca Paladini (@lucapaladini1970)

«La direttrice, non presente, ha parlato di concessione, come se mi fosse fatto un favore. Ma io ho diritto di esercitare la mia funzione quando voglio, e senza preavviso. Sull’accaduto, abbiamo ricevuto tre versioni differenti e poco coerenti, da sicurezza interna, vicedirettore del Cpr e forze dell’ordine», continua il consigliere, raccontando di essere stato chiuso nell’infermeria per effettuare i colloqui, senza possibilità di girare per la struttura come da prassi: «Motivi di sicurezza, ci hanno detto. Poi sono entrati due agenti e ci hanno interrotti, affermando che senza autorizzazione non si poteva proseguire. Non ho mai assistito a nulla di simile. Sconcertante».

Omissione di soccorso- L’aggressione ai migranti, secondo la ricostruzione di Paladino a seguito dei colloqui intrattenuti con quattro trattenuti, un operatore, un infermiere e il vicedirettore della struttura, sarebbe avvenuta intorno alle 2 del mattino del 10 febbraio, ma le due vittime sarebbero state portate al pronto soccorso solamente 8 ore dopo. «I problemi di salute all’interno del Cpr sono ben noti: non c’è un frigo per tenere i medicinali nell’infermeria, le persone manifestano sintomi di scabbia e altre malattie derivate dalla mancanza di igiene», aggiunge Paladini, che conclude: «Ci aspettiamo che il commissariamento porti a un’auspicabile chiusura di questi centri, in cui persone senza alcun capo di accusa vivono in condizioni inimmaginabili».