Il governo guidato dalla presidente Giorgia Meloni ha approvato in Consiglio dei ministri il disegno di legge delega (ddl) per chiedere al Parlamento l’autorizzazione a legiferare in materia fiscale con decreti legislativi (d.lgs). Si tratta del primo passo verso la riforma definitiva del fisco, che stando alle informazioni contenute nella delega interverrà su due fronti principali: l’alleggerimento della pressione fisale tramite la riduzione dell’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) e la revisione del sistema sanzionatorio tributario.

Le riforma delle imposte – L’obiettivo dell’esecutivo è quello di portare, a partire dal 2024, da quattro a tre il numero di aliquote Irpef, attualmente così differenziate: 23% per i redditi fino a 15mila euro, 25% per quelli fra 15 e 28mila, 35% su un imponibile compreso tra 28 e 50mila, 43% per chi supera quota 50mila. All’attenzione del governo – che rincorre l’obiettivo proposto in campagna elettorale della «flat tax», l’aliquota impositiva unica – ci sono due ipotesi di differente scaglionamento. La prima (23-27-43) unisce le due aliquote centrali (25% e 35%) in una sola al 27% per redditi tra i 15 e i 50mila euro. La seconda (23-33-43) estende la prima aliquota (23%) da 15 a 28mila euro, e fissa un’aliquota al 33% per redditi che poi salgono fino a 50mila euro, lasciando quella massima al 43%.
Non solo. In Consiglio dei ministri è emersa anche la volontà di diminuire l’Ires (imposta sul reddito delle società) per le imprese che reinvestono gli utili in innovazione o assumono a tempo indeterminato. Previste inoltre una graduale eliminazione dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) a beneficio di artigiani e commercianti, e l’azzeramento dell’Iva (imposta sul valore aggiunto) per beni di prima necessità come pane e latte.

Il piano sanzionatorio – Il governo ambisce a diminuire le sanzioni penali e tributarie per i cittadini che non hanno potuto pagare le tasse e per le imprese che collaborano con lo Stato al fine di recuperare i tributi non versati. L’obiettivo dichiarato è quello di definire un nuovo rapporto con il Fisco, che il ministro dell’Economia e delle finanza Giancarlo Giorgetti ha affermato che sarà improntato alla «prevenzione» piuttosto che alla «repressione» dei reati fiscali. Questo cambio di paradigma è finalizzato, nelle intenzioni dell’esecutivo, a favorire il recupero del sommerso e combattere l’evasione, garantendo entrate aggiuntive per le casse dello Stato sufficienti a finanziare la riduzione delle imposte Irpef, Ires e Iva e la conseguente riduzione del gettito fiscale (stimata fino a 10 miliardi).

Le reazioni politiche – Diverse sono le reazioni registrate nel panorama politico. Se la presidente del Consiglio Meloni parla di «svolta per l’Italia» e «riforma epocale», sostenendo che sono state «gettate le basi per un nuovo rapporto con il Fisco», dal palco del congresso nazionale della Cgil di Rimini le opposizioni hanno invece contestato l’operato dell’esecutivo. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha sollevato perplessità sull’impatto che la riforma di Meloni avrebbe sui conti pubblici; il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha sostenuto che favorirebbe le persone più abbienti; mentre l’ospite di casa, il segretario della Cgil Maurizio Landini, ne ha denunciato l’iniquità, sostenendo che è ingiusto che solo alcuni debbano pagare le tasse e confermando le critiche già mosse in apertura del congresso, quando si era appellato al principio costituzionale della progressività delle tasse e aveva ottenuto l’appoggio dei segretari di Cisl e Uil ad agire in maniera coordinata e critica nei confronti del governo.

Il processo legislativo – La riforma fiscale che l’esecutivo intende attuare nell’arco della legislatura entrerà in vigore solo quando saranno approvati i rispetti decreti legislativi dal Consiglio dei ministri. Prima di poterli licenziare, tuttavia, il governo deve essere autorizzato da Camera e Senato a esercitare la funzione legislativa tramite l’approvazione con procedimento ordinario del disegno di legge delega completo di oggetto, limiti temporali, principi e i criteri direttivi. Per arrivare al testo di riforma del fisco definitivo, potrebbero quindi volerci diversi mesi: quelli necessari all’approvazione del ddl e quelli richiesti dal governo per redigere il dlgs avente forza di legge.