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Cosa ci fanno Laura Boldrini, Gianni Morandi ed Enrico Mentana sullo stesso palco? La Presidente della Camera, il cantante e il direttore di LA7 sono stati i testimonial più importanti di “Parole Ostili”, l’evento che ha radunato a Trieste, tra il 17 e il 18 febbraio, circa mille tra politici, giornalisti, professionisti della comunicazione e semplici cittadini. Tutti con un obiettivo comune: dire basta alle parole d’odio utilizzate con troppa leggerezza nel mondo del web.

Un Manifesto della comunicazione non ostile Due giorni di dibattiti e panel di approfondimento, che hanno portato alla firma del Manifesto della comunicazione non ostile: dieci principi per combattere il fenomeno dell’hate speech, ovvero l’uso di insulti ed espressioni ingiuriose online. «Virtuale è reale. Dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona» è il primo punto del Manifesto, che nelle prime 48 ore ha ricevuto oltre 8000 condivisioni dai profili ufficiali di Facebook e Twitter dell’evento:

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Boldrini e Morandi contro chi insulta – Nella cornice della Stazione Marittima, con vista sul Golfo di Trieste, Boldrini e Morandi hanno conquistato la scena con i loro interventi d’apertura. Leggero e ironico il cantante, diventato idolo dei social per le sue risposte bonarie anche ai tweet più maleducati. «Scelgo di cambiare registro, a chi insulta rispondo con un tono diverso, per mostrare che non c’è motivo di essere aggressivi». E imbraccia la chitarra per strimpellare “Un mondo d’amore”, perché anche il web può essere «un grande prato verde». Decisa e assertiva la Presidente della Camera, che da mesi conduce una battaglia contro la violenza online e la diffusione di notizie-bufala: «Ho scritto a Facebook per chiedere maggiore impegno, mi sono arrivate solo risposte generiche: non basta». E ancora: «La mia non è una lotta personale. Penso a tante donne che sul web vengono offese, soprattutto con espressioni sessiste: mi batto in nome di tutte loro, per difenderle».

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Twistar, politici e giornalisti – Nella seconda giornata, invece, spazio ai panel. La bellezza e il valore di “Parole Ostili” stanno nella trasversalità delle persone coinvolte: nel confronto su “Politica e legge” si alternano prima il renzianissimo Francesco Nicodemo, e subito dopo l’assessora grillina al Comune di Roma Flavia Marzano. Star di Twitter come Gianluigi Tiddia, in arte @insopportabile, o Alessandro Paolucci, che cinguetta col profilo di @Iddio (oltre 500.000 follower), dialogano con giornalisti delle maggiori testate (da Paolo Condò della Gazzetta ad Anna Masera della Stampa). Per due giorni, le rivalità politiche e commerciali sono sospese. Non mancano le opinioni diverse, tra chi propone più censura e chi sostiene la necessità di un web libero, che si regola dall’interno grazie ai filtri degli utenti stessi. Quel che è certo è che la rete è una cosa bella, che offre a tutti potenzialità enormi. Ma va usata con cura: come recita lo slogan del convegno, «La ferita provocata da una parola non guarisce».

Mentana: il giornalismo alla prova della storia – La conclusione ideale è affidata a Enrico Mentana, intervistato nell’ultima plenaria: «La rivoluzione digitale ha cambiato tutto: il giornalismo oggi deve scegliere cosa vuol fare da grande. L’Ordine dei Giornalisti? Così è inutile, dato che ognuno può essere giornalista. Piuttosto serve alzare la qualità: le fake news si battono solo con più informazione corretta». Sui social, Mentana va spesso sopra le righe: le sue risposte agli haters sono anche molto piccate (non a caso, “webete” è un termine di sua invenzione). «Rispondo perché credo che non possiamo darla vinta a chi è violento, soprattutto se si nasconde dietro l’anonimato. È questo, per me, il tema centrale: come non puoi girare per strada incappucciato, così anche online dovrebbe essere vietato usare profili falsi».

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Come proseguirà “Parole Ostili”? Rosy Russo, titolare di un’agenzia di comunicazione e ideatrice del progetto, spiega che le prossime tappe saranno dedicate alle scuole: «Pensiamo a una serie di incontri, per ora al nord Italia, aiutati dalla figura dell’Acchiappatroll: un ragazzo un po’ nerd, che abita i social per scovare chi usa un linguaggio ostile. Ne parleremo con gli studenti, perché bisogna avere consapevolezza che ognuno di noi è responsabile delle sue parole». Nella vita di tutti i giorni, sia offline che online.