Alla vigilia di quella che potrebbe rivelarsi una settimana cruciale per il proseguo del conflitto il presidente americano Joe Biden è atterrato a Kiev dove ha incontrato, nei pressi della cattedrale di San Michele, il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. La città è stata blindata per garantire la massima sicurezza all’inquilino della Casa Bianca. In tutto il Paese però, Kiev compresa, suonano le sirene antiaeree. Biden ha spiegato su Twitter le ragioni del suo viaggio: «Mentre si avvicina l’anniversario della brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia, sono oggi a Kiev per incontrare il presidente Zelensky e riaffermare il nostro fermo impegno per la democrazia, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina». Intanto la Russia si prepara a celebrare la ricorrenza dell’inizio dell’operazione militare speciale con una manifestazione che vedrà un discorso alla nazione di Vladimir Putin.

Nuove forniture militari-  «La guerra sarà veloce perché alla Russia mancano risorse e volontà di combattere» ha dichiarato Zelensky in un intervista rilasciata ai cronisti italiani. A quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa il presidente ucraino è fiducioso sul proseguo del conflitto, la volontà di combattere al suo popolo non manca e le risorse, chieste con insistenza da Kiev, per ora continuano ad arrivare. Sul fronte degli aiuti, Biden ha portato con sé nuove sanzioni contro la Russia e forniture belliche per mezzo miliardo di dollari. In particolare si tratterebbe dell’invio di munizioni per l’artiglieria, nuovi obici e i temuti missili anti-carro Javelin. Anche Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, ha sottolineato la necessita dell’invio di munizioni: «Il dossier più urgente è quello delle munizioni, se falliamo la guerra è a rischio. L’Ucraina ha bisogno di proiettili, in particolare di quelli di calibro 1.55. La Russia spara 50mila proiettili al giorno, dobbiamo fare in modo che l’Ucraina abbia le stesse capacità».

Rapporto con l’Italia- «Noi combattiamo nel nostro Paese e per il nostro Paese. Se noi perdiamo, perdiamo tutto: la nostra terra, la casa e i famigliari. Questa settimana potremmo dover affrontare la vendetta russa, si parla di un offensiva in arrivo e c’è nervosismo. Oggi però, a differenza di un anno fa, loro sono più deboli noi, invece, siamo più forti». L’intervista del presidente ucraino arriva alla vigilia del viaggio della premier Giorgia Meloni in Ucraina e dopo l’ennesima frase discutibile di Silvio Berlusconi su come sia scoppiato il conflitto: «Ho sentito le dichiarazioni di Berlusconi. Non lo conosco personalmente, forse dovrei mandargli qualcosa… Non so, che cosa posso regalargli? Vodka? Se una cassa di Vodka è abbastanza per portare Berlusconi dalla nostra parte, allora risolveremo presto questo problema», ha sdrammatizzato  Zelensky, sottolineando come il tema delle fake news sia centrale nella guerra: «É molto importante per me non perdere il sostegno dell’Italia. Bisogna però superare il muro di disinformazione che la Russia ha costruito per molti anni.»

In Russia- Non è tardata ad arrivare la risposta russa, alla notizia del viaggio del presidente americano, con Maria Zakharova portavoce del ministro degli Esteri, che su Telegram si chiede, ironicamente, chi tra Biden (cattolico) e Zelensky (ebreo) sia in realtà ortodosso visto che l’incontro è avvenuto alla cattedrale di San Michele. Intanto il Cremlino si muove sul piano diplomatico, il capo della diplomazia del Partito Comunista cinese Wang Yi ha visitato Mosca con l’obbiettivo, secondo quanto riportato dal quotidiano russo Kommersant di “accelerare la risoluzione della crisi, che comporta costi crescenti per Pechino nei rapporti con l’Occidente” anche se rimangono sullo sfondo le accuse dell’occidente per cui la Cina starebbe rifornendo armi a Mosca. Russia che, anche secondo l’intelligence occidentale, si starebbe apprestando per una nuova offensiva. Intanto però continuano i preparativi per celebrare l’inizio dell’invasione, previsto un discorso del presidente Putin allo stadio Luzhniki con almeno ottantamila persone presenti.