Fonte: Ansa

Poche ore dopo l’arresto è arrivata la confessione di Darya Trepova, ventisei anni, fermata dalle forze di polizia di Mosca per l’attentato del 2 aprile in un caffè di San Pietroburgo in cui è stato ucciso il blogger Vladlen Tatarsky, 40 anni, e sono rimaste ferite 32 persone. La ragazza non è però nuova agli arresti: in passato era stata incarcerata altre volte. Le occasioni di fermo però erano sempre state manifestazioni per la pace a cui la ventiseienne stava partecipando. Trepova, in un video pubblicato dall’agenzia russa Ria Novosti, ha ammesso: «Ho portato una statuetta che poi è esplosa». Nel frattempo il Comitato nazionale anti-terrorismo russo, come riporta  Ria Novosti, accusa i servizi segreti ucraini di aver pianificato l’attentato e afferma che anche alcuni sostenitori dell’oppositore russo Alexei Navalny sarebbero coinvolti. Per quanto riguarda Trepova, rimane ancora da capire se abbia agito con l’aiuto di complici.

Il fatto – Il 2 aprile nel caffè Street Food Bar No. 1 situato lungo il fiume Neva, non lontano dal centro storico di San Pietroburgo, il blogger nazionalista russo Tatarky ha ricevuto un pacco regalo. Dentro c’era una statuetta che ritraeva lo stesso blogger, con però all’interno oltre 200 grammi di esplosivo. Neanche il tempo di osservarlo, l’oggetto è esploso uccidendo Vladlen e ferendo 32 persone. Il locale distrutto in passato era appartenuto a Yevgeny Prigozhin, noto come “lo chef di Putin” e collegato al Gruppo Wagner.

Il blogger – Nato nel Donbass con il nome di Maksim Fomin, Tatarsky è stato un minatore di carbone prima di mettere su un’attività di mobili. Dopo diverse difficoltà finanziarie, ha rapinato una banca ed è stato condannato e messo in prigione. Era fuggito dalla custodia dopo che la ribellione separatista sostenuta dalla Russia si era diffusa in Donbass nel 2014 per unirsi ai ribelli. Aveva combattuto in prima linea, prima di diventare un blogger affermato. Aveva oltre 560mila follower su Telegram ed era noto per le sue posizioni nettamente favorevoli all’attuale scontro in Ucraina e alla guerra in generale. La BBC ha riportato che il blogger si era recato l’anno scorso in Ucraina e che poi aveva acquisito molta notorietà dopo aver pubblicato un video girato all’interno del Cremlino in cui diceva: «Sconfiggeremo tutti, uccideremo tutti, deruberemo tutti come necessario. Proprio come piace a noi».

L’altra ipotesi – Kiev aveva reagito all’attentato definendolo un caso di «terrorismo interno». Lo aveva scritto in un tweet il consigliere della presidenza ucraina Mykhailo Podolyak.

Anche gli analisti dell’American Institute for the Study of War (ISW), avevano condiviso una tesi opposta a Mosca: l’uccisione del blogger Vladlen Tatarsky potrebbe essere intesa come un monito a Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo militare Wagner. L’assassinio di Tatarsky, precisa sempre l’Isw, potrebbe dimostrare che la tolleranza di Vladimir Putin per i blogger militari si sta «generalmente indebolendo», ma potrebbe anche derivare dalla «vicinanza di Fomin e Prigozhin».