Maxi-operazione nella notte a Bologna per smantellare due cartelli di imprese funebri. I carabinieri hanno fermato trenta persone ed effettuato quarantatré perquisizioni, sequestrando un patrimonio dal valore complessivo di 13 milioni di euro. Nove indagati sono finiti direttamente in carcere, diciotto agli arresti domiciliari mentre per tre è scattata la misura interdittiva all’esercizio di attività imprenditoriali. Le aziende coinvolte dall’operazione controllavano le camere mortuarie dei due principali istituti cittadini, l’Ospedale Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, riuscendo in pratica ad avere il monopolio nell’aggiudicazione dei servizi funebri.

200 euro a morto – «Se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona». Si legge questa frase nelle prime indiscrezioni emerse dalle indagini. Secondo le ricostruzioni, gli infermieri agganciavano i parenti dei defunti indirizzandoli alle agenzie funebri consigliate per l’efficienza e il basso costo, venendo ricompensati con somme tra i 200 e 350 euro a lavoro.

Spregio su salme e furti – Non mancano agli atti dell’inchiesta aspetti da cui, secondo gli investigatori, emerge il trattamento di spregio riservato alle salme. In un’intercettazione tra due indagati, uno ammette di avere «un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano ad un morto». La risposta? «Il morto, aspettando la barella… ha avuto fame». In un’altra intercettazione un’infermiera ha raccontato di aver rubato due anelli ad una defunta.