Le borse volano dopo la tregua sui dazi annunciata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump: per 90 giorni i dazi saranno al 10% per tutti i Paesi tranne che per la Cina, l’unico paese escluso dalla moratoria. Nella mattina di oggi, giovedì 6 aprile, i principali indici europei hanno aperto in netta risalita e all’ora di pranzo si mantengono stabili. L’indice Euro Stoxx 600 ha registrato un balzo del 7%, di entità tale che non si vedeva da marzo 2020. A Milano, che ha aperto in positivo del 6,2%, molti titoli non riescono a fare prezzo, ovvero non riescono a entrare nelle contrattazioni per le forti pressioni in acquisto. In contemporanea, le chiusure delle borse asiatiche confermano l’entusiasmo degli investitori: Tokyo e Taiwan +9%, Seul 6,6%, Sydney 4,5%. Appena dopo l’annuncio, già nella serata di mercoledì, Wall Street aveva registrato una flessione positiva prima della chiusura: «Le Borse adesso vanno benissimo. È un boom non male. Ma il mercato era malato, non era colpa dei dazi», ha commentato Trump.

La decisione – Dopo una settimana di passione per i mercati, unita alla salita dei rendimenti dei titoli di stato americani dal 4 al 4,5% e il calo del 2% del dollaro rispetto alla media delle altre valute, anche gli Stati Uniti ora spingono per trattare. La tregua è stata annunciata «sulla base del fatto che oltre 75 Paesi hanno chiamato gli Stati Uniti per negoziare e che su mio suggerimento non hanno risposto in alcuna forma e modo contro gli Stati Uniti», ha commentato Trump. Presa di comune accordo con i segretari Scott Bessent (Tesoro) e Howard Lutnick (Commercio), la scelta è stata motivata con un post del presidente sul suo social Truth: «vogliamo negoziare, vogliamo prenderci cura degli altri ma anche del nostro Paese». Toni che stridono con le sue ultime uscite, in cui denigrava i Paesi in cerca di accordi e bollava come “fake news” le voci di corridoio su un eventuale stop alle tariffe.

Parte del piano – «Non volete capire che questa è l’arte del fare accordi. Avete sostenuto che il mondo si sarebbe avvicinato alla Cina e invece tutti chiamano noi», ha detto la portavoce Karoline Leawitt ai giornalisti riuniti alla Casa Bianca. La Cina – grande esclusa dalla tregua – vede anzi le tariffe crescere fino al 125%, a cui Pechino ha risposto con dazi per l’84% sulle merci che arrivano dagli Usa: «Non la chiamo guerra commerciale, ma hanno scelto l’escalation», ha commentato Bessent. Ha promesso che gli Usa ascolteranno gli alleati, gli stessi che 24 ore prima erano stati derisi da Trump che li aveva dipinti «in fila per baciarmi il c**o». Bessent ha aggiunto che questo era il piano di Trump fin dall’inizio: «Ha portato oltre 75 Paesi a negoziare, c’è voluto grande coraggio nel mantenere la direzione fino a questo momento».

Risposta europea – Nel frattempo, l’Unione europea mercoledì aveva approvato il piano di risposta alla prima ondata di dazi americani, quella del 25% su acciaio e alluminio. Un primo colpo da 4 miliardi che doveva entrare in vigore il 15 aprile. A seguito dell’annuncio di Trump, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha però dichiarato a sua volta una tregua: «Vogliamo dare una possibilità alle negoziazioni», ha scritto su X. Il piano, oltre ai dazi del 25 per cento, prevede anche altre due strette da 3,5 e 13,5 miliardi, per un totale di 21. Meno quindi dei 26 annunciati a marzo dalla stessa von der Leyen. Contromisure, quelle europee, che Lutnick aveva commentato così: «L’Europa ha imposto dei dazi di ritorsione. Penso che quello che succederà è che saranno rimandati per 90 giorni, così avranno il tempo di negoziare con il presidente senza avere nulla in sospeso». Ed è andata proprio così.