Il bus in fiamme (Ansa)

Non è un testamento, ma un vero e proprio manifesto in cui Ousseynou Sy spiega i motivi del suo gesto. Gli inquirenti che stanno indagando sul caso dell’autista di Audioguidovie che ieri ha sequestrato e incendiato un bus con a bordo una scolaresca, stanno cercando di acquisire il video in cui il 46enne senegalese chiarisce le ragioni della sua azione. Un video di cui lo stesso Sy ha parlato ai pm nel corso degli interrogatori.

Il video – Poche ore prima di rapire i 51 bambini della scuola media Vailati di Crema, Sy ha girato il video col cellulare, l’ha caricato su un suo canale web privato e l’ha inviato ad alcuni amici. Ha parlato del video con i pm per cercare di giustificare il suo gesto. Nel filmato che gli inquirenti stanno cercando, il 46enne chiede all’Africa di reagire e di fermare l’immigrazione: «Volevo mandare il messaggio “Africa sollevati” e chiedere agli africani di non venire più in Europa», ha detto.

L’interrogatorio – «Non avrei ucciso nessuno», ha dichiarato davanti ai pm Luca Poniz e Alberto Nobili, che coordinano l’indagine. Ai magistrati ha raccontato di averlo fatto soprattutto «per punire l’Europa». L’obiettivo era «attirare l’attenzione in modo eclatante per mettere fine alle morti nel Mediterraneo». Anche ieri appena le forze dell’ordine lo hanno fermato e gli hanno chiesto per quale motivo avesse sequestrato e incendiato il bus, Sy ha risposto di aver agito per i morti nel Mediterraneo. Un messaggio che, quasi in una sorta di delirio costante, ha ripetuto più volte mentre cercava di arrivare a Linate. Anche ai pm ha spiegato, infatti, di voler arrivare fino all’aeroporto per poi scappare verso il Senegal. Con sé, però, non aveva nulla, neanche il biglietto aereo. Gli studenti a bordo dell’autobus hanno raccontato che urlando incolpava Di Maio e Salvini per i corpi affondati a poche miglia dalle coste italiane.

I prossimi passi – Nelle prossime ore verranno ascoltati a verbale i bambini e gli accompagnatori delle due classi della scuola media di Crema, mentre già ieri gli investigatori del Ros hanno effettuato perquisizioni nella casa di Sy, sequestrando, in particolare, materiale informatico.  Già da oggi dovrebbe essere inoltrata al gip la richiesta di convalida dell’arresto con le accuse di strage, sequestro di persona, incendio e resistenza. L’interrogazione davanti al giudice, invece, dovrebbe tenersi domani, 22 marzo. Per ora Osseynou Sy è sorvegliato a vista in una cella insieme ad altri detenuti nel carcere di San Vittore, dove è stato portato la scorsa notte intorno all’una.

Il sequestro –  Sy anche ieri mattina, come aveva già fatto molte altre volte, doveva riaccompagnare la scolaresca dalla palestra in via Santa Maria della Croce alla scuola in via Ginnasio. Il tragitto era di tre chilometri. Insieme ai ragazzi a bordo c’erano due professoresse e una bidella. Dopo pochi minuti Sy ha cambiato direzione e ha cominciato a dirigersi verso Linate. Nel frattempo, ha chiesto alle professoresse di legare con delle fascette da elettricista le mani degli studenti e, fermando più volte il bus, ha incominciato a cospargere sedili e cappelliere di benzina. Le insegnanti hanno obbedito parzialmente e hanno lasciato liberi la maggior parte dei bambini. A Pantigliate uno degli studenti è riuscito a chiamare il 112 e a fornire la localizzazione esatta.

La fine della corsa –  Quasi subito sono arrivate tre pattuglie della polizia che hanno seguito il bus fino a ostacolarne la corsa. Sy ha tirato dritto e ha speronato un camion. I carabinieri approfittando dell’incidente hanno infranto un finestrino posteriore e aiutato alcuni studenti a scappare. Il 47enne ha fatto ripartire l’autobus per poi schiantarsi contro una Fiat Pali in coda a causa del traffico. Prima di venire catturato dalle forze dell’ordine, ha dato fuoco al bus. L’ultima insegnate a scendere dall’autobus era inseguita dalle fiamme, ma né lei né gli studenti sono rimasti feriti.