Durante la mobilitazione del 12 novembre a Firenze per il No al referendum, Matteo Salvini si è autoincoronato leader del centrodestra

Durante la mobilitazione del 12 novembre a Firenze per il No al referendum, Matteo Salvini si è autoproclamato leader del centrodestra

Da un lato, la necessità di marciare compatti in vista del referendum del 4 dicembre. Dall’altro, la tentazione di andarsene ognuno per la propria strada, sperando di portare con sé più gente possibile. Il centrodestra è nel caos, privato del suo leader storico capace di mettere tutti d’accordo. Anche di fronte all’evidenza, Silvio Berlusconi non vuole rassegnarsi. «Al di là di quello che è apparso sui giornali negli ultimi giorni, il centrodestra è unito» ha detto ai microfoni di Radio Anch’io. Eppure Stefano Parisi e Matteo Salvini calcano palchi diversi, da cui regolarmente si punzecchiano a vicenda. «Noi non siamo quella roba che è a Firenze oggi – ha attaccato sabato scorso l’ex candidato sindaco di Milano dal palco della sua convention itinerante Megawatt –. La risposta giusta per l’Italia non è Salvini e non sono le ruspe». Dal capoluogo toscano non si è fatta attendere la replica: «A chi dice che qui è in corso una robetta rispondiamo con questa piazza. Sfigati…» è stato il commento del segretario della Lega, circondato da cartelloni con lo slogan «Salvini premier».

Attorno ai due poli opposti e inconciliabili incarnati da Parisi e Salvini, si frammentano le altre figure del panorama del centrodestra. A partire da Forza Italia. Il 12 novembre, in piazza Santa Croce a Firenze, a fianco del leader del Carroccio c’erano Giovanni Toti, Daniela Santanché e il sindaco forzista di Foggia, Franco Landella. Oltre a Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, schierata con la Lega dalle amministrative della scorsa primavera. E mentre una parte di Fi si immortala in selfie con Salvini, Parisi gira l’Italia sulla scorta dell’imprimatur ricevuto da Berlusconi, che ancora pochi giorni fa si esprimeva così: «A Stefano ho affidato il compito di coinvolgere e rendere protagonista, come sta facendo, un’area politica più ampia, nella prospettiva di creare uno schieramento dei moderati vincente».

Stefano Parisi sta girando l'Italia con il suo Megawatt-Energie per l'Italia, un tentativo di rilanciare una formazione moderata di centrodestra

Parisi sta girando l’Italia con il suo Megawatt-Energie per l’Italia, un tentativo di rilanciare una formazione moderata di centrodestra

D’altro canto, però, l’ex premier sa che è rischioso smarcarsi dalla Lega, ora che Forza Italia è data appena al 10% nei sondaggi. «Per rilanciare il centrodestra Parisi deve risolvere questa situazione di contrasto con Salvini, altrimenti non si può fare», ha dichiarato ieri, 14 novembre. Last but not least, c’è il Nuovo centro destra di Angelino Alfano, con cui nessuno sembra voler stare. Dopo la rottura di tre anni fa, il titolare del Viminale tenta di tornare all’ovile berlusconiano e vuole recuperare un’intesa con gli azzurri. «Penso ad un movimento nuovo, che possa sfidare il Pd ma anche gli estremismi dei Cinque stelle e di Meloni e Salvini. Ed è evidente che l’interlocutore a cui penso è Silvio Berlusconi», ha detto ieri Alfano a Palermo.

In tutto ciò, mancano meno di tre settimane al referendum costituzionale e, per il centrodestra, l’ipotesi di una vittoria del No è un’occasione troppo ghiotta per essere sprecata. Lega, Forza Italia, le «Energie per l’Italia» parisiane, FdI e Ncd vogliono farsi trovare preparati alle eventuali dimissioni del governo Renzi. Ma neanche sulla bocciatura del riforma costituzionale e sull’Italicum la destra marcia compatta: deciso il «no» di Salvini, più tiepido quello di Berlusconi, strascico di quel patto del Nazareno siglato tra Fi e Pd che comprendeva anche il varo della nuova legge elettorale. «Chi vota No al referendum non fa un dispetto a Renzi, ma a tutti gli italiani», si è espresso, invece, Alfano lo scorso 26 ottobre. Salvo poi chiarire che, sì, l’Italicum l’ha votato con la fiducia, «ma spero venga rivisto, così saranno accolte le nostre proposte».