I reati diminuiscono ma i detenuti aumentano. Il tasso di sovraffollamento delle carceri italiane è del 120%. Una struttura su cinque tocca il 150%. Sono solo alcuni dei dati fotografati dall’associazione Antigone che il 16 maggio ha pubblicato il rapporto sulle condizioni di detenzione, intitolato per quest’anno «Il carcere secondo la Costituzione». Nonostante il crimine sia in calo da tempo, ci sono 8mila persone in più dietro le sbarre rispetto a quattro anni fa. È in questo quadro che Antigone legge «Un ritorno a un primitivo significato di pena racchiusa nello slogan da più parti agitato “devono marcire in galera”, tagliando alla radice ogni illusione riformatrice o progressista, scolpita nell’articolo 27 della Costituzione Italiana». In aumento i suicidi in cella, 67 nel 2018: un tasso di 11,4 suicidi ogni 10 mila detenuti. Gli atti di autolesionismo nel 2018 sono stati 10.368, quasi mille in più dell’anno precedente.

Popolazione carceraria – Al 30 aprile 2019 i detenuti sono 60.439, di cui 2.659 donne che rappresentano il 4,4% del totale. Sono 55 i bambini di età inferiore a 3 anni che vivono con le loro 51 madri detenute. Non serve nemmeno andare troppo indietro nel tempo per rendersi conto della tendenza: rispetto al 31 dicembre 2018 ci sono 800 persone in più nelle carceri italiane. Una persona su tre si trova dietro le sbarre senza una condanna definitiva: il 32% del totale è infatti in attesa di giudizio. Siamo di dieci punti sopra la media europea (23%). Le mancanze in materia di diritti umani sono spesso causate da strutture poco adeguate. Quasi un carcere su cinque non rispetta il requisito dei tre metri quadri di spazio per detenuto, soglia considerata minima dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, al di sotto della quale è estremo il rischio di trattamento inumano o degradante. Ed è ancora una volta qui il nocciolo della questione, il monito di Antigone è chiaro: «Con questo trend di crescita nel giro di due anni si tornerà ai numeri del 2013, quando la Corte di Strasburgo condannò l’Italia per violazione del divieto di trattamenti inumani o degradanti». Per fare solo due esempi, a Roma, la struttura Rebibbia Nuovo Complesso, ospita oltre 400 detenuti in più della sua capienza e a Milano il penitenziario di Opera sfora di 387 unità.

Meno stranieri in cella – Negli ultimi dieci anni, gli stranieri nelle carceri italiane sono diminuiti di oltre 1.000 unità. Un trend ormai quindicennale: se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia l’1,16% finiva in carcere, oggi la percentuale (contando anche gli irregolari) è scesa allo 0,36%. Questi numeri fanno dire all’associazione non governativa che «non c’è un allarme stranieri detenuti». E che l’affollamento dei penitenziari nell’ultimo anno è principalmente dovuto agli italiani. Calano le presenze dei cittadini rumeni: negli ultimi dieci anni il loro tasso di detenzione è diminuito di oltre un terzo. La comunità filippina (a prevalenza femminile) ha un tasso di detenzione inferiore a quello degli italiani. Il tasso di detenzione dei filippini in Italia è dello 0,05 contro lo 0,06 degli italiani. C’è però carenza di professionisti dell’integrazione. I mediatori culturali sono scesi a 165, vale a dire uno ogni 122 detenuti di origine straniera.