Non si placa la polemica sulla sala comunale concessa dal Comune di Sesto San Giovanni a CasaPound. A riaccenderla le svastiche e le croci celtiche, accompagnate dalla scritta «Zona Nera», comparse sulle bacheche cittadine di Rifondazione Comunista nei pressi del Circolo “Saverio Nigretti” di via Don Giovanni Minzoni, sede locale del partito, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio. Un gesto considerato da Rifondazione la risposta fascista, come ha detto il segretario provinciale della Federazione Matteo Prencipe, alle iniziative e alle prese di posizione sulla vicenda da parte dei membri del Circolo per chiedere al sindaco Roberto di Stefano di revocare la concessione della sala: «Una provocazione frutto del clima che si vive a Sesto in queste settimane». Al momento, tuttavia, non si conoscono gli autori del gesto, denunciato alla polizia.
No comment dal Comune – L’amministrazione cittadina preferisce non alimentare la polemica e conferma le opinioni espresse dopo l’ok a CasaPound per l’uso della sala SpazioArte di via Maestri del Lavoro. Qui il 18 gennaio si terrà il convegno “Nessuna Europa è possibile” al quale saranno presenti anche il segretario nazionale di CasaPound Simone Di Stefano, Fabio Boniardi della Lega Nord, Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia e Alessandro De Chirico, consigliere comunale di Milano per Forza Italia. «Abbiamo posto la questione in via preliminare anche alla questura per una valutazione generale che ha dato il nulla osta come già avvenuto in tantissimi comuni in tutta Italia – aveva detto il primo cittadino di Sesto dopo l’assegnazione dello spazio – Personalmente non condivido le idee di Casa Pound ma è un partito che si candida alle elezioni di tutti i livelli da anni. Inoltre Casa Pound viene ospitata in sale comunali di comuni di tutta Italia, anche governati dalla sinistra».
Lo sdegno di Anpi – «È la prima volta che a Sesto San Giovanni, città Medaglia d’oro al valor miliare per la resistenza, i fascisti hanno fatto il loro ingresso – commenta Roberto Cenati, presidente Anpi Comitato Provinciale di Milano, associazione che, così come molte forze politiche ed esponenti di sinistra, nelle ultime ore ha espresso la sua solidarietà ai membri del Circolo “Saverio Nigretti”». «La città – continua Cenati – tra l’altro ha uno statuto antifascista. Io ho cercato di far leva su questo per indurre il sindaco a far marcia indietro, così come lo ha fatto l’Anpi di Sesto. Mi sembra grave che un primo cittadino di Sesto, che ha visto centinaia di deportati molti dei quali non sono tornati, non sia sensibile alla storia della città».
«È fuoco amico» – Gli autori delle scritte di stampo fascista rimangono, ma molti attribuiscono la responsabilità a CasaPound. «Queste scritte sono state fatte da qualcuno che aveva tutto l’interesse a fare pensare che fossero stati i fascisti a farle – sostiene Angela De Rosa, portavoce di Casa Pound Milano – . È fuoco amico loro. C’è una mancanza di forza nelle idee. Siccome noi ce l’abbiamo, non abbiamo bisogno di compiere questi atti che nulla hanno a che fare con la politica. Condanniamo sempre chi non ha il coraggio di esprimersi con le parole ma con dei gesti inutili che non fanno parte di una modalità politica ma di una bassa manovalanza da strada. Noi non siamo una banda da strada, ma un movimento politico».
Presidio e petizione online – Per il 18 gennaio, data del convegno antieuropeista, è previsto inoltre un “presidio no CasaPound” dello stesso Comitato al quale parteciperà anche il deputato dem Emanuele Fiano. Lo annuncia il segretario del Pd locale, Nicola Lombardo: «Io non punto il dito contro CasaPound per questo gesto. Punto il dito contro la normalizzazione di alcune forze politiche che non prendono le distanze da certi toni e certi atteggiamenti. È questo che poi rende non solo le forze organizzate ma anche ai singoli legittimati a compiere certi gesti». Su Change.org intanto ha raccolto oltre 6 mila adesioni la petizione lanciata dal Comitato Antifascista di Sesto per chiedere al sindaco, al Questore di Milano Marcello Cardona e al Prefetto di Milano Renato Saccone di non concedere la sala comunale.