Buona parte dell’ ormai ex governo catalano potrebbe finire in carcere. La procura spagnola ha chiesto la detenzione preventiva senza cauzione per tutti i membri dell’esecutivo, ad eccezione del ministro all’impresa e occupazione, Santi Villa, che si è dimesso il giorno prima della dichiarazione d’indipendenza. Per lui non è stata esclusa la possibilità di evitare l’arresto con il pagamento di una somma.

Gli interrogatori – La notizia della richiesta è arriva giovedì 2 novembre, giorno in cui sono iniziati gli interrogatori dei leader indipendentisti accusati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici. L’ex presidente del parlamento catalano Carme Forcadell si è presentata al Tribunale Supremo insieme a due vicepresidenti e tre segretari. Il vicepresidente Oriol Junqueras e gli altri membri della Generalitat si sono invece recati all’Audiencia Nacional. Grande assente il leader indipendentista Carles Puigdemont. L’ex capo del governo è fuggito in Belgio e ha fatto sapere tramite il suo avvocato Paul Bekaert che non tornerà in Spagna fino a che non avrà la garanzia di un “processo giusto”. Proprio la decisione di Puigdemont di non presentarsi avrebbe portato la procura a chiedere la detenzione senza cauzione.

Manifestazioni in piazza – Mentre girano voci su un possibile mandato europeo di cattura a carico di Puigdemont, dalla procura fanno sapere che gli interrogati non collaborano. Il ministro Santi Villa ha risposto alle domande dei giudici ma tutti gli altri hanno preferito il silenzio. Il tutto con il sostegno degli indipendentisti catalani che si sono precipitati in piazza Sant Jaume per dire no ai “prigioneri politici”. «Sono indagati per le loro idee», gridano i manifestanti. I procuratori non sono d’accordo. Ripetono che i politici hanno violato la legge per due volte – con la convocazione del referendum sull’indipendenza prima e l’approvazione della dichiarazione unilaterale poi – e vanno perciò giudicati.

La vicenda – Nel frattempo, in Catalogna è ancora in vigore l’articolo 155 della Costituzione che ha portato al commissariamento. La polizia regionale è controllata da Madrid così come tutte le altre istituzioni governative. La sede della Generalitat, il governo catalano, è chiusa e le decisioni vengono prese da Soraya Saenz de Santamaria, numero due del premier spagnolo Mariano Rajoy. A giorni alterni, indipendentisti e unionisti si riuniscono e sfilano per le strade per affermare le loro idee. Il processo non ha cambiato nulla. La Catalogna è ancora un Paese diviso.