DALLA NOSTRA INVIATA
Ridurre le emissioni senza ridurre l’estrazione e l’uso di combustibili fossili. Sembra questo il piano degli Emirati Arabi Uniti per la ventottesima Conferenza Onu sul cambiamento climatico (Cop28), che comincia oggi, giovedì 30 novembre, a Dubai. E’ prevista la presenza dei rappresentanti di 198 Paesi, tra cui molti capi di Stato e di governo. Manchereanno però sia il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sia il leader cinese Xi Jing Pin.
Gli obiettivi della Conferenza non appaiono però al momento plausibili, visto che non ci sono tecnologie per assorbire più CO2 di quella emessa dalle attività umane su scala mondiale. Dunque, molte aspettative e altrettante perplessità per l’incontro di diplomazia climatica più importante dell’anno che si concluderà il 12 dicembre. Colpa anche delle indiscrezioni pubblicate dalla Bbc secondo cui il presidente delegato della Cop28, l’emiratino Ahmed al-Jaber (Ceo della compagnia nazionale di combustibili fossili), vorrebbe usare la conferenza per stringere accordi nel settore oil and gas con diversi Stati. Petrolio e gas contribuiscono, infatti, a un terzo del pil degli Emirati Arabi Uniti.

L’avvio dei negoziati – Nei primi giorni di tutte le Cop si definisce l’agenda dei lavori. Un momento cruciale anche a Dubai: i capi di Stato e di governo parleranno dei loro impegni per il clima. Tra i leader attesi c’è il presidente ucraino Zelensky, quello turco Erdogan, il francese Macron, il brasiliano Lula e, per restare sulla cronaca, ci saranno anche l’israeliano Herzog e il leader dell’Autorità palestinese Abu Mazen. La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, interverrà venerdì 1 dicembre. Pesa, soprattutto sul pòiano dell’immagine, l’assenza di Biden e Xi Jinping, ma in loro rappresentanza ci sono i rispettivi inviati per il clima. Anche Papa Francesco non andrà a Dubai. Per motivi di salute, il pontefice ha rinunciato al viaggio, ma sarà collegato in videoconferenza.

Finanza climatica – Alla fine del 2023, con tre anni di ritardo, è stato raggiunto il target dei 100 miliardi di dollari da versare nel “Fondo clima” previsto dall’accordo di Copenaghen del 2009. L’altro fondo, invece, quello “Loss and damage” (per risarcire i paesi poveri per perdite e danni dovuti alla crisi climaticala) la cui istituzione era stata decisa l’anno scorso alla Cop di Sharm el Sheikh, in Egitto, è ancora tutto da definire. A Cop28 si attendono i dettagli operativi. Chi saranno i donatori, quanti soldi verranno dati e come saranno erogati. Dopo una serie di tavole rotande preparative, l’unica ‘intesa raggiunta prima dell’evento di Dubai è che il fondo verrà gestito dalla Banca mondiale.

Emissioni – Altra questione di cui si parlerà a Dubai è il cosiddetto Global stocktake, cioè la misurazione dei progressi fatti per limitare l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5 gradi rispetto all’era pre-industriale. La soglia era stata fissata nell’accordo di Parigi alla Cop21 del 2015. A otto anni di distanza, i risultati sono abbastanza deludenti. Un recente rapporto dell’Onu ha mostrato che con gli attuali piani nazionali per il clima, nel 2030, la riduzione complessiva delle emissioni sarebbe di solo il 2 per cento rispetto ai livelli del 2019. Per rispettare il limite di 1,5 gradi, servirebbe invece un taglio del 43 per cento.

Petrolio, gas e carbone – La parola chiave di questa Cop28 sarà quindi “phase-out”, ossia uscita dal sistema energetico basato sui combustibili fossili (petrolio, gas e carbone). La sua menzione o meno nel documento finale sarà l’asticella principale per misurare i risultati del vertice. È la posizione negoziale dell’Unione europea (molto ambiziosa nelle politiche climatiche) e di alcuni Stati, poco responsabili dell’emissioni ma molto vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Energie rinnovabili – La Cop28 sarà molto più probabilmente il negoziato della transizione: l’obiettivo è triplicare la produzione di energie rinnovabili. C’è già un’intesa informale tra Usa e Cina, ma sarebbe una misura inutile se l’energia pulita venisse solo aggiunta e non sostituita a quella prodotta dalle fonti fossili.