Il diverbio sulle riaperture e il coprifuoco tra Enrico Letta e Matteo Salvini è andato in scena il 25 aprile. Del resto la Liberazione è da sempre, per sinistra e destra, una data divisiva, anche se di solito su temi un po’ diversi (e più nobili) dalla possibilità di restare al bar un’ora di più. Ma la lite via social è stata solo l’ultima in ordine di tempo. Ma le occasioni di scontro tra i due alleati improvvisati non mancano. Su tutto e a intensità variabile.
L’ultimo scontro – Da giorni ormai, il leader del Carroccio vedeva nel 25 aprile l’occasione per ottenere la “liberazione” dalle misure anti-Covid più stringenti. «Per la sinistra due persone che cenano al ristorante o un signore che prende un caffè al bancone sono dei mezzi criminali (e guai se alle 10 di sera non sono a casa!), ma le masse con bandiere e “Bella ciao”… tutto ok!», ha scritto su Facebook Salvini, dopo aver lanciato una raccolta firme per l’abolizione del coprifuoco alle 22. «Se si varcano certe linee rosse, saremo durissimi», è stata la risposta del segretario Dem, secondo cui è inammissibile che «un partito di maggioranza raccolga firme contro le decisioni dell’esecutivo di cui fa parte». E in questa occasione, il segretario democratico ha invitato Salvini ad abbandonare il governo.
Divisioni – In pratica Enrico e Matteo sono separati su tutti gli argomenti sensibili. Il primato della scienza per decidere le riaperture è solo l’ultimo. Dal rientro in patria di Letta, lo scorso 14 marzo, i due leader hanno manifestato le loro divergenze ad ogni occasione: su ius soli, diritti civili, Europa e Migranti. Chi aveva previsto uno scontro a tutto campo tra le due forze politiche – troppo distanti per sedere allo stesso banco nonostante l’ombrello di Mario Draghi – aveva visto giusto.
Open Arms – L’ultimo botta e risposta è del 15 aprile scorso, Quando il segretario del Pd riceve il fondatore di Open Arms, l’Ong attiva per le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. «È venuto a trovarmi Oscar Camps, fondatore di Open Arms. Bello scambio di Idee. Tante preoccupazioni e anche qualche elemento di speranza» twitta Letta, tre giorni prima dell’udienza nella quale Salvini verrà rinviato a giudizio proprio per i presunti illeciti nella gestione degli sbarchi quando era ministro degli Interni nel governo Conte 1. «Sabato vado a processo proprio per uno (degli innumerevoli) sbarchi organizzati dagli spagnoli di Open Arms, e oggi il Pd riceve questi “signori” con tutti gli onori. Non ho parole, lascio a voi ogni commento, il tempo è galantuomo”, commenta Salvini, subito dopo le dichiarazioni di Letta.
Confronto via Zoom – Sull’Europa, invece, si erano scontrati nel loro primo faccia e faccia (via zoom) nel corso della presentazione del “Rapporto Ispi 2021”. In questo caso era stato Enrico Letta a prendere la parola e lanciare l’affondo. L’occasione è la presunta svolta europeista del Carroccio, che il segretario democratico commenta con la speranza di «vedere presto la lega sui banchi del Ppe». Letta prosegue dichiarandosi «Sovranista, sì. Ma sovranista europeo». «Nessuno è legittimato a dare patenti di democrazia. Se la pandemia insegna a concentrarsi su grandi temi è un passo avanti, possono andare insieme il sovranismo e l’europeismo, coniugati dal pragmatismo alla Draghi», è la risposta di Salvini, che proprio in quei giorni aveva chiuso alla possibilità di entrare nelle file del Partito Popolare, scegliendo di seguire il leader di Fidesz, Viktor Orban.
Serenità – È l’approvazione del decreto Sostegno 2021, con la discussione sul condono delle cartelle esattorali, la prima occasione di scontro, sempre via Twitter: «Molto bene. Il Decreto Sostegni interviene su salute, scuola, turismo, cultura e aiuta lavoratori e imprese. Bene #Draghi. Bene i Ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio #Salvini», twitta il neo eletto segretario del Pd. «C’è chi pensa allo ius soli e c’è chi pensa ad aiutare gli italiani in difficoltà con un decreto da 32 miliardi. Basta con le polemiche, Enrico stai sereno», risponde a stretto giro Salvini. Questa battuta, che ripete quella di Matteo Renzi nel momento forse più buio della carriera politica di Letta, la sua estromissione dalla guida del governo nel gennaio 2014, ha fatto capire fin da subito che la lotta tra i due sarebbe stata senza esclusione di colpi, nonostante l’armistizio officiato da Supermario. Una lotta destinata a durare? Lo sa solo, forse, Mario Draghi.