«Cina e Russia aumentino la pressione sulla Corea del Nord contro i suoi piani nucleari e missilistici». Questo è l’appello lanciato da Seul dal presidente Usa Donald Trump. Il numero uno della Casa Bianca è al suo primo viaggio in Asia e, dopo il Giappone, ha fatto tappa in Corea del Sud per discutere con il suo omologo Moon Jae-in le misure per contrastare l’escalation di tensione con Pyongyang. «Non ho nessun desiderio di usare la forza – ha detto Trump nella conferenza stampa congiunta con il presidente della Corea del Sud – ma gli Usa sono pronti a usare tutta la gamma del potenziale militare, se necessario».

Le sanzioni delle Nazioni Unite – Seul ha condiviso la posizione del presidente americano. «È il momento di focalizzarsi sulle sanzioni e il pressing verso la Corea del Nord», ha detto Moon dalla Blue House, la residenza del presidente della Repubblica sudcoreana dove i due capi di Stato si sono incontrati. I convitati di pietra del summit, dunque, sono Cina e Russia, i principali partner commerciali di Pyongyang. Prima che venissero applicate le sanzioni Onu varate a metà settembre, la Corea del Nord importava da Mosca e Pechino centinaia di migliaia di tonnellate di petrolio. La Cina, a sua volta, acquistava dal regime di Kim Jong-un soprattutto prodotti tessili, fiore all’occhiello dell’export del Nord insieme al carbone. Si stima, inoltre, che ci siano tra i 60 e i 100mila lavoratori nordcoreani sparsi per il mondo, impiegati soprattutto in Cina e Russia: l’Onu aveva ipotizzato la possibilità di vietarne l’assunzione, ma poi la misura non è stata approvata.

La posizione di Mosca e Pechino – Il ruolo “pesante” delle due superpotenze è dovuto anche al fatto che siedono entrambe come membri permanenti nel Consiglio di sicurezza Onu e che hanno potere di veto. Ciò significa che, senza il loro voto positivo, non può essere approvato alcun provvedimento. Nelle scorse settimane la Russia aveva esplicitamente bollato come “inutile” un eventuale embargo ai danni di Pyongyang. E se gli Stati Uniti chiamano in causa Mosca e Pechino per limitare il rischio rappresentato dal regime di Kim, queste sembrano scaricare la responsabilità anche sugli Usa. Vladimir Putin e Xi Jinping, infatti, sponsorizzano una soluzione che coinvolga anche gli Usa: il congelamento del programma nucleare nordcoreano in cambio di un’interruzione delle esercitazioni militari congiunte tra Washington e Seul (l’ultima è del 2 novembre). Secondo le due potenze la responsabilità dell’escalation di tensione tra Kim Jong-un e Donald Trump è da imputare ad entrambi.

Sottomarini atomici – Nella conferenza stampa di Seul Trump sembrava aver abbandonato i toni bellicosi usati in passato. «Vedo buoni progressi sulla Corea del Nord», ha detto il presidente americano invitando Pyongyang a «tornare al tavolo» negoziale e a «fare un accordo». Parole concilianti riprese anche da Moon, che ha parlato di «soluzione pacifica della crisi». Ma a queste dichiarazioni è seguito l’annuncio di negoziati tra Washington e Seul per l’acquisto da parte della Corea del Sud di sottomarini a propulsione nucleare, per rafforzare il «fattore deterrenza» nei confronti del Nord. A riportarlo è l’agenzia di stampa Yonhap. A questo proposito Moon e Trump hanno anche raggiunto un’intesa per la rimozione dei limiti di carico delle testate dei missili di Seul, regolato in base a un accordo con gli Usa.

La prima volta di Trump in Asia – «Spero che questa visita sia un punto di volta nella soluzione della questione nucleare e un’opportunità per allentare parte dell’ansia che i coreani avvertono su questo tema», si era augurato Moon all’apertura del summit. Trump, reduce dalla prima tappa del suo viaggio in Giappone, rimarrà in Corea del Sud per due giorni. Poi ripartirà, accompagnato dalla first lady Melania a bordo dell’Air Force One, alla volta di Cina, Vietnam e Filippine.