Aumenta la preoccupazione per il coronavirus. Dopo la scoperta di quattro nuovi casi di contagio nel Regno Unito, il ministro della Salute britannico Matt Hancock ha dichiarato che «verranno prese tutte le misure adeguate per garantire la salute pubblica contro questa minaccia seria e imminente». Ma sull’altro fronte, la Cina ha ricolto critiche all’Italia per aver adottato misure di sicurezza eccessive: Pechino, per mezzo del portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang ha chiesto a Roma di «valutare la situazione in modo obiettivo, razionale e basato sulla scienza», rispettando «le raccomandazioni autorevoli e professionali dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)». Anche l’Onu ha deciso di scendere in campo, mandando a Pechino una delegazione di esperti per valutare la giusta risposta all’emergenza insieme alle autorità locali.

Il bilancio – Secondo le ultime stime, il bilancio delle vittime della malattia sarebbe arrivato a 910, superando così il numero di vittime della Sindrome acuta respiratoria (Sars), che provocò 774 decessi tra il 2002 e il 2003. I contagiati sarebbero invece oltre 40 mila, quasi tutti in Cina. Secondo l’Oms il numero delle infezioni rilevate nel Paese si sta stabilizzando, ma è ancora troppo presto per stabilire se l’epidemia sia giunta al suo picco. Per Michael Ryan, responsabile del programma di emergenza sanitaria, «stiamo registrando un periodo di stabilità di quattro giorni, in cui il numero di casi segnalati non è aumentato. Questa è una buona notizia e potrebbe riflettere l’impatto delle misure di controllo che sono state messe in atto». Per Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’organizzazione, «i casi di coronavirus che hanno riguardato persone che non hanno fatto viaggi di recente in Cina potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un contagio davvero globale». Inoltre, «è bene che tutti i paesi sfruttino la finestra di opportunità creata dalla strategia di contenimento per prepararsi al possibile arrivo del virus», ha concluso il dirigente.

I casi italiani – Nella serata di domenica 9 febbraio è atterrato all’aeroporto di Pratica di Mare il volo con otto italiani provenienti da Wuhan, la regione cinese al centro del contagio. Dovevano essere nove ma la febbre di Niccolò, ragazzo 17enne di Grado, in provincia di Gorizia, ha impedito al minorenne di salire sull’aereo britannico che ha riportato a casa i suoi connazionali . Tuttavia, secondo quanto previsto dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e dai ministri degli Esteri Luigi di Maio e della Salute Roberto Speranza, verrà mandato un aereo militare per recuperare il ragazzo e riportarlo a casa il prima possibile. Intanto il bollettino dell’ospedale Spallanzani di Roma conferma che sono stabili le condizioni della coppia di cittadini cinesi, così come quella del cittadino italiano e dei due bambini, ricoverati negli ultimi giorni. Secondo quanto riferito dall’ospedale, su 53 casi analizzati sono state dimesse 38 persone mentre sono ancora 15 i ricoverati.

Nicola Petrosillo, direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca della Malattie Infettive INMI Lazzaro Spallanzani, durante la lettura del bollettino medico

I casi all’estero – L’emergenza Coronavirus continua a seminare preoccupazione all’estero. A bordo della nave Princess, ferma nella baia di Yokohama in Giappone si sarebbero registrati 60 nuovi casi di contagio, per un totale di 130 persone. In Gran Bretagna invece si sarebbero registrati quattro nuovi casi, portando a otto le persone contagiate. Intanto la Volkswagen ha annunciato in una nota che l’apertura dei suoi impianti in Cina verrà rimandata al 17 febbraio. “Stiamo lavorando duramente per tornare ai nostri normali processi di produzione”, ha affermato la casa tedesca.