«Una tappa importante nella storia europea». Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha definito il sì del Consiglio europeo alla costituzione di un Recovery Fund, un fondo per la ripresa dell’economia del continente messa a dura prova dall’emergenza Covid-19. Dalla riunione in video conferenza nel pomeriggio di giovedì 23 aprile dei 27 capi di Stato e di governo dei Paesi Ue si attendevano novità sulla definizione del piano straordinario per dare sostegno a un’economia europea. E un passo in avanti è stato fatto, anche se nulla è definito: i 27 leader hanno trovato un accordo di massima, «un fondo per la ripresa con titoli comuni europei che andrà a finanziare tutti i paesi più colpiti», come lo ha definito il premier Conte.
«Strumento innovativo» – «Tutti i 27 paesi hanno accettato di introdurre per reagire a questa emergenza sanitaria, economica e sociale, uno strumento innovativo», ha detto il presidente del Consiglio sottolineando che «è passato anche il principio che è uno strumento urgente e assolutamente necessario». Conte ha rivendicato anche il ruolo dell’Italia nel convincere il fronte dei Paesi più ostili all’approvazione di misure economiche straordinarie, gruppo capeggiato da Germania e Olanda. In particolare, «la lettera firmata dagli altri otto Paesi – ha ricordato – è stata molto importante perché uno strumento del genere era assolutamente impensabile sinora. È un nuovo strumento che si aggiungerà e renderà la risposta europea molto più solida, coordinata ed efficace.»
In diretta da Palazzo Chigi
Pubblicato da Giuseppe Conte su Giovedì 23 aprile 2020
Come sarà il Fondo – Se le parole di Conte suonano come una vittoria, il sì del Consiglio europeo al Recovery fund lascia ancora dei dubbi sul tavolo. L’approvazione del piano, caldeggiato dall’Italia e dai Paesi del Mediterraneo, è un piccolo successo, soprattutto se si pensa a quanto era distante la posizione dai Paesi del Nord, contrari a interventi poderosi. Ma ora l’incognita riguarda il funzionamento del fondo, tema su cui ci sono state alcune proposte nei giorni scorsi. I Paesi membri si sono impegnati ad aumentare il proprio contributo al bilancio dell’Unione Europea e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha parlato di una cifra doppia rispetto a quella attuale. In questo modo la Commissione potrebbe destinare parte delle nuove risorse al Fondo, oppure emettere titoli di stato comunitari e raccogliere capitali sui mercati, per poi distribuirli ai vari paesi.
I dubbi del Nord – «La Germania sta bene solo se l’Europa sta bene», ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine della riunione per poi specificare che non si è ancora tutti d’accordo, per ora, su come finanziare il Recovery fund, «se con sussidi o prestiti». Prima del Consiglio europeo, tuttavia, Merkel aveva dimostrato un approccio più conciliante parlando al Parlamento tedesco. Più diretto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, un altro dei leader del Nord ostili a una politica incondizionata di aiuti. «L’Austria è pronta a mostrare solidarietà per sostenere la ripresa delle nostre economie» e di quelle dei Paesi «più colpiti», ha scritto su Twitter. Per poi aggiungere: «Dovremmo farlo attraverso prestiti. Mutualizzazione del debito o eurobond sono inaccettabili. Continueremo a coordinare la nostra posizione con i Paesi che la pensano come noi».
#Austria is also ready to show solidarity to support the #recovery of our economies. We should do this through #loans A mutualisation of debt or #Eurobonds are not acceptable. We will continue to coordinate our position with like-minded countries. 2/2
— Sebastian Kurz (@sebastiankurz) April 23, 2020
Dotazione iniziale di 1000 miliardi – La certezza è che il Fondo sarà collegato al bilancio europeo per i prossimi sette anni (2021-2027). «C’è solo uno strumento che può portare questa ripresa, ed è il budget Ue legato al Recovery fund», ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al termine del vertice Ue in conferenza stampa. Von der Leyen ha aggiunto che gli «investimenti devono essere anticipati e deve esserci un giusto equilibrio tra sovvenzioni e prestiti». L’entità del Fondo e il tipo di versamenti che farà agli stati saranno decisi nelle prossime settimane, ma si parla di oltre 2.000 miliardi di euro attraverso iniziative mirate partendo da una dotazione di circa 1.000 miliardi.
Very happy that EU leaders tasked the @EU_Commission with shaping our collective response to the #coronavirus crisis. We will come forward with a proposal for an #MFF, clearly linked to the the Recovery Fund. ? https://t.co/VHdlJgsip0 pic.twitter.com/ojDtNDYFRZ
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 23, 2020
L’incognita tempistiche – Un’altra cosa quasi certa è che l’attivazione dell’intervento eccezionale di sostegno all’economia non sarà immediato. Forse bisognerà aspettare il 2021. La Commissione europea punta a presentare le nuove proposte per il bilancio pluriennale Ue 2021-2027 per «la seconda o la terza settimana di maggio», ha detto von der Leyen. Secondo alcune fonti europee, l’esame del nuovo pacchetto potrebbe già avvenire in occasione della riunione del 6 maggio prossimo. «La Commissione è disposta a esaminare una soluzione ponte», ha aggiunto la presidente della Commussione nell’attesa che i leader Ue trovino un accordo sui contenuti del Recovery Fund e «ci sono già alcune idee che potrebbero andare bene».
Ok a Mes, Bei e Sure – Nel frattempo i primi aiuti a imprese e lavoratori in difficoltà arriveranno dai canali di finanziamento suggeriti dall’ultimo Eurogruppo. Il Consiglio europeo ha approvato infatti le misure prese dai ministri dell’Economia dell’Eurozona che dovrebbero sbloccare circa 540 miliardi di euro: la linea di credito senza garanzie del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), un ampio intervento della Banca europea per gli investimenti (Bei) e il Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency (Sure), la cassa di integrazione europea proposta dalla Commissione.