All’inizio, nonostante l’emergenza Covid-19, sembrava che tutto fosse normale. Le persone uscivano, passeggiavano, si fermavano per un caffè. Dal 12 marzo, invece, anche al Sud bar, ristoranti e negozi hanno dovuto chiudere. L’obiettivo del governo è evitare gli assembramenti e far in modo che nelle prossime settimane  si riducano i contagi. Secondo l’ultimo bollettino fornito dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in ognuna delle principali regioni del Sud i pazienti positivi al Coronavirus sono meno di 300. In Campania sono 179, a Napoli 109. Chi vive o risiede qui ha dovuto incominciare ad affrontare le quarantena imposta dalle istituzioni.

La spesa –  Per fare la spesa e per fronteggiare l’emergenza sanitaria molti napoletani preferiscono gli alimentari, i macellai, i piccoli market. Nei supermercati ci sono ancora troppe persone. Ora, soprattutto nelle zone centrali della città, la percezione del pericolo c’è e si cerca di rimediare non facendo uscire chi è più anziano. «Fino a due giorni fa mamma e papà andavano al supermercato, ora hanno paura. Perciò, abbiamo ordinato le cose da un negozio vicino casa che ha praticamente tutto. Le va a ritirare il mio ragazzo», racconta Giuliana, che abita al Vomero e ha 25 anni. I fruttivendoli e gli alimentari per  gestire l’affluenza fanno entrare una persona alla volta: cercano di proteggere se stessi e gli altri. Ognuno tenta di mantenere una distanza di un metro dall’altro. Si usano guanti in lattice per impacchettare i prodotti e restituire i soldi. Tra le persone in coda davanti ai negozi, molti indossano le mascherine. Chi non è riuscito a comprarla in farmacia, ha provato a costruirla autonomamente. «Mia mamma ne ha fatta una usando carta da forno e garze. Non serve a nulla, ma è meglio di niente», sorride Giuliana.

Lo smart working –  In ufficio non si va o, se non si può usufruire dello smart working, si riducono al minimo le ore lavorative. In questo caso, si adottano misure drastiche. In molti studi notarili è stata predisposta la sanificazione. Il costo è elevato (quasi 700 euro), ma tutti sono concordi nel ritenere che sia indispensabile. «Nel mio ufficio, un open space, già in settimana avevamo incominciato a utilizzare uno scanner per misurare la temperatura corporea. In più avevamo distanziato le scrivanie di almeno un metro», spiega Giuliana. Lavora come stagista in una società di consulenza, da qualche giorno le hanno interrotto il tirocinio. «Riprenderò quando sarà tutto passato». All’università gli insegnanti hanno incominciato a sperimentare la teledidattica con la piattaforma Teams di Office. Ma le difficoltà non sono poche e alcuni non riescono ad accedere al programma. «Si chiede aiuto ai figli, considerati più avvezzi alla tecnologia. Io penso che queste cose andrebbero organizzate prima, non nel momento in cui si ha un’emergenza. Altrimenti saranno sempre gli studenti a risentirne», commenta Paola, docente della Federico II.

L’amministrazione – Il Comune e la Regione si sono attivati quasi da subito per far in modo che le disposizioni prese dal Governo venissero attuate. Il governatore Vincenzo De Luca in un video ha tuonato contro i giovani che durante il weekend continuavano ad affollare i locali del centro storico, nonostante fosse stata predisposta la chiusura delle discoteche. Proprio per cercare di evitare i contatti tra le persone, la Regione ha stabilito alcune regole che non erano previste nel decreto firmato da Conte e ha chiesto un impegno straordinario dell’Esercito e delle Forze dell’Ordine per far rispettare i divieti.  Le consegne a domicilio, ad esempio, sono state proibite. Niente pizza a casa, quindi. «Noi crediamo che siano uno strumento di contagio», ha detto De Luca. Anche i parchi e le ville comunali sono stati chiusi.  A Napoli è stata messa in atto una pulizia straordinaria delle vie principali per sanificarle: l’operazione sarà attiva fino al 16 marzo. Dal canto suo, il sindaco Luigi de Magistris per cercare di venire incontro alle imprese ha assicurato che il Comune farà il possibile per garantire sgravi e aiuti.

I controlli – Nel giro di qualche giorno sono aumentati i controlli degli agenti per le strade: si chiedono le autorizzazioni e si invita a tornare a casa quanto prima. Anche in questo caso, però, sembra che la zona più pattugliata sia il centro della città. Sulla pagina Facebook del sindaco molti cittadini chiedono di implementare la presenza di vigli e carabinieri anche in periferia. «A Secondigliano», scrive una signora, «non si vede neanche una forza dell’Ordine».