L’epidemia non si ferma ma dalla Protezione civile arrivano notizie parzialmente confortanti. Domenica 29 marzo i casi totali di coronavirus sono arrivati a quota 97.689, con una percentuale di crescita in netta frenata del 5,6% (+ 5,217): il giorno prima l’incremento era stato del 6,9% e il 19 marzo del 14,9%. Gli attualmente positivi sono 73.880 (+5,4%), i morti 10.779, con 756 casi in più rispetto al 28 marzo (+7,5%), un dato drammatico che tuttavia conferma il trend in calo. I guariti sono aumentati di 646 (+5,2%), salendo a quota 13.030. Sono 3.906 i ricoverati in terapia intensiva, “solo” 50 in più rispetto al 28 marzo, il che diminuisce un po’ la pressione sui reparti di medicina d’urgenza ormai saturi. Per il presidente del Consigio Giuseppe Conte, intervistato dal quotidiano spagnolo El Pais, siamo nella fase più acuta, ma il picco è vicino e si può pensare a una riapertura, choe comunque sarà scaglionata.

Aggiornamento dati domenica 29 marzo

Milano sale- Il bollettino del 29 marzo in Lombardia, le regione italiana più colpita, parla di 416 morti in più da Covid-19 in 24 ore, per un totale di 6.360 . I casi sono 41.007, in aumento di 1.592 (+4%). Calano i morti (il 28 marzo sono stati 542), ma frena anche la curva dei casi totali che sabato 28 era aumentata del 5,7% (+2.117), mentre il 29 marzo del 4%. L’aumento dei casi nelle provincie: a Bergamo + 178 casi, a Brescia +335, a Como +111, Cremona +157, Lecco +65, Lodi +28, Monza +179, Mantova +66, Pavia +97, Sondrio +34, Varese +44. In controtendenza rispetto al trend in calo comune a tutte le province lombarde, quella di Milano registra 546 casi positivi in più per un totale di 8.329, di cui 3.306 nella sola città di Milano (+247).

Andamento giornaliero dei contagi in Italia

La “frenata” dei contagi regione per regione – I casi positivi dall’inizio dell’epidemia (deceduti e guariti) e la variazione nelle ultime 24 ore: Emilia-Romagna 13.119 (+736, +5,94%); Veneto 8.358 (+428, + 5,4%);Piemonte 8.206 (+535, +6,97%); Marche 3.558 (+185, +5,48%); Liguria 3.076 (+254, +9%); Campania 1.759 (+167, +10,49%); Toscana 4.122 (+305, +7,99%); Sicilia 1.460 (+101, +7,43%); Lazio 2.706 (+201, +8,02%); Friuli Venezia-Giulia 1.480 (+44, +3,06%); Abruzzo 1.293 (+160, +14,12%); Puglia 1.549 (+91, +6,25%); Umbria 1.023 (+54, +5,57%); Bolzano 1.214 (+105, +9,47%); Calabria 614 (+59, +10,63%); Sardegna 638 (+14, +2,24%); Valle d’Aosta 584 (+73, +14,29%); Trento 1.594 (+89, 5,91%); Molise 127 (+4, +3,25%); Basilicata 202 (+20, +10,99%).

Il trend in calo dei decessi

La curva meno ripida dei decessi –«Guardando i numeri dei morti si vede una flessione del 10-15% e vuol dire che le misure prese funzionano e che con i nostri comportamenti salviamo vite», ha detto in conferenza stampa Luca Richeldi, primario di pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e componente del comitato tecnico scientifico del dipartimento tecnico del ministero della Salute. Ma leggendo i dati, il numero delle vittime resta alto: 6.360 in Lombardia (+416), 1.443 in Emilia-Romagna (+99), 392 in Veneto (+30), 684 in Piemonte (+67), 386 nelle Marche (+22), 215 in Toscana (+17), 377 in Liguria (+19), 117 in Campania (+8), 136 nel Lazio (+12), 98 in Friuli Venezia Giulia (+11), 86 in Puglia (+15), 64 in provincia di Bolzano (+0), 65 in Sicilia (+8), 88 in Abruzzo (+12), 31 in Umbria (+3), 43 in Valle d’Aosta (+2), 129 in Trentino (+9), 25 in Calabria (+4), 27 in Sardegna (+1), 9 in Molise (+0), 4 in Basilicata (+1).

La flessione dei ricoveri e la crescita dei malati a casa

L’ottimismo moderato di Gallera- Crollano gli accessi ai Pronto soccorsi nelle zone più calde dell’epidemia, come Bergamo, Brescia e Milano, diminuiscono i ricoveri giornalieri, mentre cresce del 58% il numero di malati in isolamento domiciliare, andando così ad allentare la pressione sui reparti di terapia intensiva. Dati positivi che starebbero a indicare una maggior capacità di gestione del sistema sanitario e un’efficacia delle misure di contenimento del contagio. Ma l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, nella consueta diretta Facebook di domenica 29 marzo, modera l’ottimismo: «Nessuno si illuda che torneremo alla vita di prima nel giro di pochi giorni o settimane, per un po’ di tempo dovremo avere un modo di vivere diverso, andando in giro con le mascherine e scaglionando la nostra vita sociale per un numero significativo di mesi».  E anche per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, «bisogna insistere con le misure in atto perché non siamo ancora davanti a un’inversione di tendenza».

L’intervista di Giuseppe Conte a El Pais

Conte bacchetta l’Ue- Nonostante ci troviamo nel pieno della fase più acuta ed è difficile azzardare previsioni, per GiuseppeConte, intervistato da El Pais, è ragionevole pensare che siamo vicini al picco, ma per riaprire l’Italia si ragionerà «in termini di proporzionalità». E sulla durata della serrata delle attività produttive Conte rassicura: «è una misura durissima dal punto di vista economico e non può prolungarsi troppo. Per scuole e università, invece, si possono introdurre modifiche affinché gli studenti non perdano l’anno o l’esame». Mentre ragionando sulle conseguenze economiche della pandemia da coronavirus, il premier ribadisce la necessità di una risposta comune per reggere l’onda d’urto della recessione globale e delle spinte anti-europeiste alimentate da un’Ue debole e divisa.