La battaglia contro il Coronavirus non è vinta. Ne è convinto il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenuto lunedì 20 aprile, a Circo Massimo su Radio Capital: per la fase due servono linee guida unitarie e investimenti nell’assistenza territoriale. Mentre la curva di incremento di contagi e decessi continua a calare (+1,7% domenica 19 aprile) si progetta la riapertura di negozi e imprese, in base ai livelli di rischio Inail e nel rispetto delle misure di sicurezza per contenere il contagio.

  La frenata del ministro – Per il responsabile della Salute il punto non è il quando della ripresa, ma il come. L’Itaia deve attrezzarsi, sostiene Speranza, con linee guida nazionali su come reggere questa sfida, lavorando insieme, senza alcuna polemica, gomito a gomito. E in quanto a strategie da mettere a punto già nel prossimo decreto, la chiave è insistere, sul piano sanitario, nel rafforzare la rete di assistenza territoriale: «Così il virus si combatte meglio. Conta quanto sei veloce a individuare un caso positivo e isolarlo». Ma servono strutture che si specializzino solo sul Covid, perché gli ospedali misti agirebbero di nuovo da moltiplicatori del contagio. Inoltre, uno degli strumenti, senza essere “la mossa salvifica” nella convivenza con il virus, sarà la app Immuni. È già stato firmato il contratto per accelerare i tempi. Inoltre il suo uso, ha spiegato il ministro, potrà essere esteso anche al post Covid, colmando i ritardi in tema digitalizzazione. Oltre alla prima funzione essenziale di tracciare i contatti, la app potrà essere molto utile per rafforzare la sanità digitale, mettendo a disposizione una modalità di comunicazione diretta tra il paziente a casa e il medico e le strutture sanitarie. E sulla ripresa del calcio il ministro taglia corto: “Sono un grande appassionato di calcio ma con più di 400 morti al giorno con sincerità è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci”.

I trend in calo – L’ultimo bollettino della Protezione civile, non più diffuso nella consueta conferenza stampa delle 18 ormai solo bisettimanale, conferma l’andamento al ribasso dei numeri di decessi e contagi. Domenica 19 aprile i morti sono stati 433 (sabato 482) e il numero complessivo delle vittime sale dunque a 23.660. In calo anche i nuovi contagi. Le persone positive erano 486 (sabato 809), per un totale di 108.257, e i casi complessivi di persone colpite dal Covid-19 dall’inizio del monitoraggio dell’epidemia sono arrivati a quota 178.972, con un incremento di 3.047 in 24 ore. Quanto ai tamponi, ne sono stati effettuati 50.708 in un giorno, per un totale di 1.356.541. I guariti nelle ultime 24 ore sono 2.128, salendo così a 47.055. Calano ancora i ricoveri in terapia intensiva: i pazienti ospedalizzati sono 25.033 (sabato 25.007), di cui 2.635 in terapia intensiva (sabato 2.733). All’ospedale Niguarda di Milano chiude una delle cinque unità di terapia intensiva, dove i ricoverati sono passati dai 160 in fase acuta ai 45 attuali. Resta alto, 80.589, il numero delle persone in isolamento domiciliare in tutta Italia.

Bollettino domenica 19 aprile

Fase 2: le condizioni – Le Regioni che vogliono partire prima del 4 maggio 2020, data di inizio della fase due, dovranno avere: ospedali Covid e luoghi dove tenere in quarantena i positivi. È questa la condizione posta dal governo per sbloccare già il 27 aprile le aziende del settore tessile, manifatturiero e automotive. Altrimenti saranno rimandati tutti alla settimana successiva. Entro questa settimana il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe annunciare le linee guide unitarie per la ripartenza. Tra le misure suggerite dal Comitato tecnico scientifico ci sarebbe anche l’ipotesi di sottoporre un campione di cittadini a un test psicologico per verificare il livello di tenuta sociale al lockdown. Uno strumento utile su cui modulare i prossimi step e le modalità di comunicarli.
Le ripartenze, probabilmente regionalizzate secondo il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, verranno scaglionate in base alle tabelle dell’Inail che misurano il rischio per i lavoratori.

Aziende e negozi – Negozi e aziende avranno l’obbligo di autocertificarsi per dimostrare di essere in regola con le nuove norme per il contenimento del contagio da coronavirus: dispositivi di sicurezza personale, sanificazione, presenza del medico, turni diversificati per i lavoratori e il privilegio dello smart working e altre regole che saranno diversificate a seconda delle filiere. Poi scatteranno i controlli e chi non si sarà in regola rischierà la sospensione della licenza o la chiusura.

Take away per bar e ristoranti- Ancora lontana invece la riapertura per bar e ristoranti, penalizzati dalle tabelle Inail che gli assegnano un livello di rischio elevato. Si sta valutando la possibilità di concedere, oltre alle consegne a domicilio che già consentite, il servizio da asporto. L’ingresso sarà scaglionato, così come già avviene per tutti gli altri negozi già aperti, e calcolato sulla base della metratura dei locali. Fino a 40 metri quadri possono entrare due dipendenti e un cliente.

Trasporti pubblici – Le misure per il trasporto pubblico saranno differenziate in base alle esigenze regionali e comunali. Per quanto riguarda autobus e metropolitane i passeggeri potranno stare soltanto seduti a distanza di sicurezza, a posti alternati rendendo inevitabilmente ridotta la capienza. Per evitare una pressione eccessiva sui mezzi pubblici, si sta valutando la possibilità di aprire le zone a traffico limitato favorendo il trasporto privato, mettendo in conto che il mancato introito per le amministrazioni locali dovrà essere compensato. L’alternativa, se il parco mezzi lo consente, è aumentare il numero delle corse, ma sul tavolo c’è anche l’opzione di creare aree di scambio per lasciare il proprio mezzo e utilizzare il servizio sharing di auto e bici.