Marco Cuniberti e Giulio Vigevani

Marco Cuniberti e Giulio Vigevani

Giulio Enea Vigevani per il Si, Marco Cuniberti per il No, ma entrambi contro la beceraggine dello scontro politico. A differenza di come il governo ha impostato la sua campagna referendaria e anche di come si sta muovendo l’opposizione, i due costituzionalisti hanno difeso di fronte a una platea di studenti i cosiddetti costi della politica. «Indennità e stipendi ai parlamentari – hanno spiegato – sono una garanzia per la democrazia e sono nati per aumentare la partecipazione popolare. Altrimenti la politica sarebbe stato un mestiere per pochi». A cinque giorni dal referendum Vigevani e Cuniberti sono stati protagonisti del dibattito sui punti più discussi della riforma Renzi alla scuola di giornalismo della Walter Tobagi a Sesto San Giovanni.

L’Italia e i referendum – Cuniberti e Vigevani hanno iniziato a parlare dei referendum in Italia, ricordando quelli abrogativi sul divorzio nel 1974 e sull’aborto nel 1981. «C’è sempre stata una spinta innovativa. – ha detto Vigevani – Questa è una riforma morbida, modifica nella sostanza solo 12-13 articoli della Costituzione al massimo, ma va fatta per superare l’immobilismo che caratterizza il nostro Paese, altrimenti ne riparleremo fra almeno 15 anni». Ma Cuniberti ha ribattutto puntando che sullo scarso impatto delle riforme e lo scadimento della classe politica. «E’ necessario promuovere la qualità del cambiamento. Gli ultimi anni dimostrano che pur con spinte maggioritarie i governi sono rimasti deboli. Il pluralismo nouò essere ricondotto al bianco e nero. Negare la complessità del conflitto politico non è la soluzione».?Secca la replica di Vigevani. «I partiti oggi sono meno radicati, anche con l’Italicum serviranno liste e coalizioni per governare».

Legge elettorale – Un dibattito su un referendum che vuole cambiare una delle due Camere chiama in causa per forza di cose anche la legge elettorale, pur se esclusa dal voto popolare. Vigevani è ottimista: «Nel sistema partitico italiano una spinta maggioritaria tutela la rappresentatività degli elettori attraverso sistemi di legittimazione come le primarie. Si favoriscono i “partiti contenitori”, ma l’elettore può vedere al governo la propria seconda scelta se la prima viene sconfitta». Cuniberti non è convinto. «L’Italicum avrebbe scarso impatto sulla natura pluripartitica italiana, coinvolgendo liste e coalizioni come con il Mattarellum. Il premio di maggioranza resta una distorsione significativa».

Parlamento e governo– I giuristi hanno poi analizzato il rapporto tra parlamento e governo, com’è e come potrebbe essere in caso di vittoria del SI. Il parlamento avrà meno poteri, ma Vigevani critica il processo legislativo. «Negli ultimi anni ha agito solo il governo attraverso i decreti legge. Il voto a data certa sui provvedimenti può essere la soluzione rispetto alla trafila attuale». ?Cuniberti non ha visto nei passati esecutivi un potere legislativo migliore rispetto alle camere. «Il governo è stato il primo responsabile di una legislazione poco trasparente. Nei ministeri l’influenza delle lobby è molto più forte.»

Senato e regioni – La riforma modificherebbe composizione e funzioni del Senato. «Centralizzando tutto non avremo una chiarezza maggiore, né una maggiore velocità nel ripartire le competenze», sostiene Cuniberti, Ma Vigevani ha difeso le cariche cumulabili. «Sindaci e presidenti regionali vanno a fare i senatori senza perdere il contatto con le realtà locali. E’ evidente che ogni sistema abbia pro e contro. I conflitti sono endemici quando c’è una ripartizione delle competenze». Cuniberti ha replicato che questa suddivisione non è stata chiarita nella riforma. «Risolviamo alcuni conflitti, le modifiche così strutturate ne vanno a generare altri.» ?Sui difetti, Vigevani ammette alla fine il rischio che il Senato appartenga ad un unico schieramento, secondo l’orientamento politico dei governi regionali. Un punto sempre contestato in passato, impedendo in Italia la nascita di un Bundesrat alla tedesca.