Stazione di King’s Cross, Londra. Il tabellone elettronico che annuncia lo stop ai viaggi domestici e internazionali. ANSA/EPA/ANDY RAIN

“VUI”: Variant under investigation (Variante sotto indagine). Le prime tre lettere del nome scientifico della cosiddetta “variante inglese” del virus Sars-Cov-2 (quello completo è VUI–202012/01), dicono già molto sullo stato attuale delle conoscenze sulla mutazione che fa paura a tutta Europa. Poche certezze, alcune ipotesi, tante domande che per ora non hanno risposta. Il nuovo ceppo è più letale? Interferirà con i vaccini?

Dove e come è nata – La nuova variante del coronavirus è stata identificata per la prima volta nella contea del Kent in Inghilterra, lo scorso 20 settembre. Ai tempi era un ceppo minoritario, ma nei due mesi seguenti si è diffuso fino a diventare predominante nell’intero sud-est inglese, compresa la capitale Londra. Così tanto da essere definito «fuori controllo» dal ministro della Sanità britannico, Matt Hancock. Non è ancora chiaro come si sia prodotta questa mutazione: i virus a RNA come il Sars-Cov-2, nel replicarsi, sono spesso soggetti a variazioni casuali del codice genetico, afferma Massimo Galli, primario di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, intervistato dal Corriere della Sera. Alcuni scienziati, constatando che mutazioni simili sono state osservate nell’evoluzione del virus all’interno di soggetti con sistemi immunitari compromessi, hanno ipotizzato che anche questa variante abbia avuto origine da un singolo paziente con una malattia lunga, di almeno due mesi. E, in quel caso, potrebbero aver avuto un ruolo nella mutazione anche la somministrazione di plasma o del farmaco remdesivir.

In cosa consiste – Il nuovo ceppo presenta ben 14 differenze rispetto al genoma “tipico” del Sars-Cov-2, un numero elevato secondo Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Biomedico di Roma, intervistato da Repubblica. Alcune hanno ancora un significato ignoto, ma sette sono legate alla proteina spikelo strumento che il virus utilizza per legarsi alle cellule umane. È questo forse l’aspetto più preoccupante della “variante inglese”, poiché i vaccini già approvati o in corso di approvazione permettono di formare anticorpi proprio contro la proteina spike. Come afferma sul Corriere Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di Microbiologia all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, se a causa di queste mutazioni il nuovo ceppo potesse contagiare anche chi è stato vaccinato «saremmo di fronte a una brutta notizia». Lo stesso Perno, però, precisa che «oggi non c’è ragione di ritenere che questo accadrà», e la comunità scientifica sembra essere d’accordo. Da Giorgio Palù, direttore dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che su La Stampa dichiara che «Il vaccino resterà efficace», fino ad Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico del dipartimento della Protezione Civile del Consiglio dei ministri:


Letalità e trasmissibilità – Al momento, secondo gli scienziati, non ci sono prove che la variante inglese abbia una capacità di provocare sintomi gravi o un tasso di letalità più alti rispetto ai ceppi comunemente diffusi. Anche qui, però, non ci sono certezze. D’altronde, la mutazione è stata ufficialmente resa nota dal ministero della Salute inglese solo una settimana fa, il 14 dicembre, e gli studi che si sono potuti effettuare sono stati pochi. Sembra invece provato che il nuovo ceppo presenti una trasmissibilità molto alta: secondo il capo dell’autorità sanitaria britannica, Chris Whitty, la variante sarebbe in grado di diffondersi nella popolazione con una velocità superiore del 70% rispetto al virus “standard”. Questo a sua volta porterebbe a un aumento del parametro Rt (il numero di persone contagiate in media da ogni infetto) di circa 0.4. Un numero che desta preoccupazione.

Diffusione: un caso in Italia – Ieri, domenica 20 dicembre, è arrivata la notizia del primo positivo al nuovo ceppo in Italia: secondo fonti giornalistiche riportate da Ansa, si tratterebbe di una donna che vive nella zona di Roma. Sarebbe positivo al Covid anche il suo convivente, rientrato nei giorni scorsi da Londra. La mutazione è stata inoltre identificata anche in Sudafrica, Danimarca, Australia e Olanda.