È in scena un nuovo atto dello scontro tra politica e magistratura. Protagonista il ministro della Difesa Guido Crosetto, che iil 26 novembre ha detto al Corriere della Sera che: «l’unico grande pericolo è quello di chi si sente fazione antagonista da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodestra: l’opposizione giudiziaria», specificando che gli sono giunte voci di riunioni di magistrati il cui scopo sarebbe quello di «fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni». Per il ministro non è irrealistico pensare che stia per aprirsi una stagione di azioni delle Procure contro il governo in vista di un condizionamento del voto alle elezioni Europee in calendario la prossima primavera. Dichiarazioni che hanno scatenato numerose reazioni da parte delle opposizioni e dall’Associazione nazionale magistrati (Anm). Si va dai toni più “moderati” del leader di Azione Carlo Calenda (chiacchiere «da bar dello sport») a quelli più duri dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha parlato di «accusa gravissima». Per l’Anm si tratta di «fake news» che danneggiano le istituzioni.
«Faccia chiarezza» – Più che il contenuto delle dichiarazioni, su X Calenda ha criticato le modalità di comunicazione di Crosetto. Per il segretario di Azione, è vero che «la magistratura ha fatto molti interventi “politici” spesso finiti in nulla, provocando danni gravi», ma «un ministro non può riferire di complotti di magistrati senza denunciarli in modo specifico e circostanziato. Non siamo al bar dello sport».
È vero che, come scrive oggi @Enrico__Costa, la magistratura ha fatto molto interventi “politici” spesso finiti in nulla, provocando danni gravi. Ma è anche vero che un Ministro non può riferire di complotti di magistrati senza denunciarli in modo specifico e circostanziato. Non… https://t.co/muzHts2m9r
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 26, 2023
Alla pronta risposta di Crosetto («Ho parlato al Corriere ed ho detto di essere pronto a riferire in Parlamento ciò che mi è stato riportato. In democrazia si fa così»), Calenda ha replicato che si dovrebbe prima riferire «a chi di dovere» (procura, Parlamento) e poi rendere la cosa pubblica. «Chiarezza» è quanto chiedono anche Partito democratico e +Europa. «Se Crosetto sa qualcosa che mette in pericolo la sicurezza nazionale, lo dica. Diversamente, il governo la smetta di lanciare minacce e infondati complotti, provando a nascondere le difficoltà sulla manovra», ha detto la dem Debora Serracchiani. Il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova vuole credere che Crosetto non abbia parlato a sproposito e per questo chiede che riferisca subito in Parlamento. Ma avverte che in assenza di fonti «la denuncia del ministro della Difesa lascerebbe l’idea di un governo che, a fronte delle difficoltà che lo aspettano da qui alle Europee, promesse tradite e difficoltà economiche in primis, sceglie la via della intimidazione nei confronti degli altri poteri dello Stato».
Più duro il commento del Movimento 5 stelle: «L’accusa ai magistrati è gravissima, tanto più da un ministro: sostenere che correnti della magistratura si riuniscono per deliberare “opposizione” a un governo giudicato “antidemocratico” significa accusare una parte della magistratura di finalità “eversive”. Se il ministro ha informazioni così gravi, deve andare immediatamente in Procura», ha detto Conte.
Rappresenta un unicum, nel fronte delle opposizioni, la posizione del segretario di Italia viva Matteo Renzi, che ha attaccato il governo sulla mancata riforma della giustizia. «Se il Ministro della Difesa dice certe cose, sicuramente non parla a caso e il suo ragionamento va preso sul serio. Il problema di Crosetto però non sono i giustizialisti di sinistra che subito lo attaccano a testa bassa. No, il Ministro ha un problema grande come una casa nella sua coalizione. La riforma della giustizia è sparita dal radar per volontà di Giorgia Meloni», ha scritto su X.
«Fa male alle istituzioni» – Dura è stata anche la risposta dell’associazione di categoria. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha parlato di «fake news» prive di fondamento che «fanno male alle istituzioni». «È fuorviante l’idea di una magistratura che rema contro, che possa anche farsi opposizione politico-partitica», ha detto Santalucia. Al termine della riunione straordinaria dell’associazione (che si era riunita per parlare del caso della magistrata Iolanda Apostolico dopo il suo intervento sul decreto Sicurezza), l’Anm ha anche approvato una mozione unitaria in cui si esprime «preoccupazione per gli attacchi da esponenti del governo» e in cui si rivendica l’indipendenza del potere giudiziario quale fondamento della democrazia.
La maggioranza – Le dichiarazioni di Crosetto non hanno raccolto né critiche né consensi nell’area di maggioranza. Solo il ministro degli Esteri e vicepresidente dl Consiglio Antonio Tajani si è esposto: «Credo che Crosetto sappia quello che dice», ha commentato, cogliendo l’occasione per aggiungere che la riforma della giustizia «deve essere il terzo pilastro del rinnovamento istituzionale, assieme a premieranno e autonomia».
«Non è delegittimazione» – Dal canto suo, Crosetto si è detto pronto a riferire o in Parlamento in commissione Antimafia o davanti al Copasir, il comitato di controllo sui servizi d’informazione. Il ministro ha anche respinto ai mittenti le accuse: «Tutto ho fatto», ha detto, «tranne che minacciare o delegittimare qualcuno». Anzi, «ho fatto quel passaggio non superficialmente» e «indignato qualora fosse vero quanto mi è stato riferito», ha aggiunto, specificando di aver massima fiducia nella magistratura e che le sue sono «fonti credibili».
Un nuovo scontro – Le dichiarazioni di Crosetto e le annesse reazioni non sono l’unico motivo di attrito tra politica e magistratura. All’orizzonte si profila, infatti, un nuovo scontro a causa della decisione del guardasigilli Carlo Nordio di portare in Consiglio dei ministri la riforma del «fascicolo del magistrato». Si tratta di una sorta di «pagella» che esamina giudici e pubblici ministeri per valutare, ogni quattro anni, il loro operato e l’esito delle richieste e dei provvedimenti presi durante i processi. Le toghe sono contrarie al provvedimento: a preoccupare l’Anm è soprattutto il pericolo che i magistrati possano essere spinti a cercare il risultato più facile da raggiungere invece che la verità.