Tutto da rifare. Forse. L’ultima pagina del delitto di Garlasco potrebbe essere ancora da riscrivere, in una storia che quasi tutti credevano conclusa, ma che forse ha ancora qualcosa da raccontare.
Questa mattina, 13 marzo, Andrea Sempio, che in questa storia sembrava essere solo poco più che una comparsa, si è presentato dai Carabinieri della caserma Montebello di Milano per un tampone salivare che servirà a comparare il suo Dna con quello rinvenuto intorno alle unghie di Chiara Poggi. I Dna verranno comparati da dei consulenti nominati dalla procura. Dopo cinque gradi di giudizio e un’infinità di perizie, per l’omicidio della ventiseienne sta scontando una condanna a 16 anni di reclusione l’allora fidanzato, Alberto Stasi.
Le nuove tracce e “ignoto due” – Ora però a poter stravolgere tutto è la valutazione del biologo e genetista della difesa di Stasi, Ugo Ricci, confermata dall’esperto di fama mondiale Lutz Roewer, che afferma senza dubbi che i profili genetici emersi dalle tracce di Dna rinvenute sulla vittima sono compatibili con il profilo di Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco Poggi. Non solo, sull’estremità della mano sinistra della vittima è stato isolato un secondo dna maschile, non compatibile né con Sempio né con Stasi. Si tratterebbe di un “ignoto 2“, un secondo profilo che se confermato potrebbe riscrivere da capo la storia e collocare sulla scena del crimine non uno, ma due aggressori.
Tutti i nuovi reperti e quelli conservati dalla procura di Pavia, da quella di Vigevano, dal Ris e dall’istituto di medicina legale saranno ora ripresi in mano dagli investigatori diretti dai comandanti Antonio Coppola e Fabio Ruffino, coordinati dal procuratore aggiunto Sefania Civardu e dalla Pm Valentina De Stefano che conferiranno l’incarico per una nuova consulenza sulle impronte rinvenute nella villetta.
Ci si chiede perché quelle tracce non siano state prese in considerazione prima, nel corso del processo. All’epoca dei fatti, il Dna intorno alle unghie di Chiara non era stato ritenuto sufficiente per poter reggere un’accusa. Con le nuove e tecniche di analisi, la difesa non ha dubbi: il Dna appartiene a Sempio.
Il delitto di Garlasco – Intorno alle due del pomeriggio del 13 agosto 2007 al 118 arriva una telefonata: è un ragazzo, Alberto Stasi, che si sta recando in macchina dai carabinieri perché poco prima ha rinvenuto il cadavere della sua fidanzata, Chiara Poggi, nella casa in cui la ragazza viveva con la famiglia, che in quel periodo era in vacanza. Stasi racconterà di essersi recato in bicicletta a casa della fidanzata preoccupato perché Chiara non rispondeva al telefono. Secondo la sua ricostruzione, giunto alla villetta aveva trovato il corpo della fidanzata in una pozza di sangue, e si era precipitato in caserma. Chiara è stata colpita ripetutamente alla testa, e gettata dalle scale. Gli inquirenti accerteranno che la vittima conosceva il suo (o i suoi) assassini, poiché non risultano segni di effrazione, e gli allarmi erano stati disattivati nelle ore precedenti all’aggressione.

Alberto Stasi e Chiara Poggi
Le indagini e il processo – Già dai primi istanti delle indagini furono commessi degli errori che si sarebbero rivelati cruciali. Ad esempio, gli inquirenti entrarono nella villetta senza indossare i calzari protettivi, il corpo di Chiara fu girato cancellando un’impronta potenzialmente fondamentale nell’individuazione del killer, il corpo non venne pesato e quindi non fu possibile attestare con certezza l’ora del decesso. Inoltre, nessuno prelevò subito le impronte della vittima, rendendo necessaria l’esumazione del corpo.
Stasi affermò che la mattina dell’omicidio si trovava in casa a lavorare sulla tesi di laurea. Il suo computer venne sequestrato, e dalle analisi emerse che quella mattina era al computer nell’orario dell’omicidio, che venne più volte spostato. Non fu più possibile analizzare ulteriormente i dati del pc, poiché analizzandoli gli inquirenti ne avevano compromesso irrimediabilmente la maggior parte.
Stasi venne prosciolto nel processo di primo grado e in Appello. Fu l’ultimo grado di giudizio, la Cassazione, a ribaltare tutto e a condannarlo a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi. Senza un movente. Senza che l’arma del delitto fosse stata ritrovata.
Sempio – Il nome di Andrea Sempio in realtà non è nuovo agli inquirenti. Fino ad adesso, però, l’amico del fratello della vittima, all’epoca dei fatti 19enne, era stato indagato ma poi subito prosciolto. Nel 2016, le stesse tracce ritrovate sul corpo di Chiara erano state analizzate, ma ritenute non sufficienti dagli inquirenti per un match.
A mettere in bilico la posizione di Sempio sono anche delle telefonate fatte a casa Poggi la mattina del delitto: Sempio aveva telefonato tre volte al telefono fisso, pur sapendo che Marco Poggi era in vacanza. Interrogato, aveva dichiarato di non ricordare che l’amico si trovasse in vacanza, e di aver poi sbagliato volendolo contattare sul cellulare e non a casa. L’amico di Marco Poggi aveva però presentato, un anno dopo i fatti, il tagliando di un parcheggio a Vigevano risalente alla mattina del delitto, sufficiente a valere da alibi. Sempio aveva affermato di averlo conservato «per sicurezza».
Gli oggetti del delitto – Al centro della nuova indagine non c’è solo il Dna rinvenuto sulle unghie di Chiara. Sono diversi gli oggetti che, analizzati, potrebbero ribaltare la sentenza:
Le scarpe: alle fondamenta del castello delle accuse nei confronti di Stasi ci sono le scarpe indossate dal giovane la mattina del delitto. Per i periti Antonio De Renzis e Giada Bocellari era impossibile che il ragazzo avesse camminato sul pavimento di casa Poggi senza che sulla suola delle scarpe rimanessero tracce di sangue, e Stasi venne accusato di essersele cambiate e di aver eliminato quelle sporche. Le impronte ritrovate sul pavimento erano di una scarpa taglia 42, con una suola compatibile a delle altre scarpe possedute da Stasi.
Perizie successive e che ora potrebbero risultare fondamentali, però, mettono in dubbio le impronte rinvenute sulla scena del crimine: per gli esperti la stessa impronta sarebbe potuta essere lasciata da una scarpa di taglia e modello diverso, diversificando movimenti del piede, pressione, peso e quantità di sangue sul pavimento. In più, mancherebbero all’appello le impronte delle scarpe di uno dei Ris che intervenne sulla scena nei primi momenti.
La bicicletta: alcuni testimoni affermano di aver visto una bicicletta fuori da casa Poggi nelle ore compatibili con lo svolgimento dell’omicidio. La bici di Stasi verrà sequestrata un anno dopo i fatti, con dei pedali diversi a quelli originali. Per l’accusa, Stasi avrebbe sostituito i pedali originali, macchiati di sangue.
Il dispenser: Un dettaglio rivelatosi cruciale per la condanna di Stasi fu l’impronta di un suo dito trovata sul portasapone nel bagno di casa Poggi. Sul dispenser sono presenti numerose impronte, che sarebbero sparite se, come ritengono gli inquirenti, l’assassino avesse voluto lavare via le tracce.
Il lavandino: Stessa cosa del dispenser. Nel lavandino vennero trovati dei capelli, che, di nuovo, sarebbero stati rimossi da un eventuale pulizia.
L’ingresso: un punto ora preso in considerazione dalla difesa riguarda delle tracce trovate dai Ris all’ingresso e nel corridoio della villetta dove si svolse l’omicidio. Fino ad ora non è stata fatta nessuna indagine biologica mirata.
Le nuove indagini, oltre che al Dna sulle unghie di Chiara, ripartiranno da qui.