La combo, realizzata con due immagini di archivio, mostra Gianni Pittella (S) e Antonio Tajani. ANSA

I due italiani favoriti per la carica di presidente del Parlamento europeo: Gianni Pittella e Antonio Tajani.
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È molto di più di una semplice elezione. A Strasburgo si sta votando per decidere chi sarà il successore di Martin Schulz (S&D, socialisti) alla guida del Parlamento europeo. I candidati sono sei, ma i favoriti sono i due italiani Antonio Tajani (Ppe, popolari) e Gianni Pittella (S&D). La carica di presidente viene rinnovata ogni due anni e mezzo, ogni legislatura vede quindi alternarsi due presidenti. E, di solito, ogni elezione è frutto di un accordo tra i due principali partiti – Ppe, 217 seggi, e S&D, 189. Non stavolta, e non accadeva dal 2002.

L’accordo saltato Il patto tra popolari e socialisti, che avrebbe dovuto spianare la strada all’eurodeputato eletto con Forza Italia Tajani, è infatti saltato. I popolari hanno già Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione e Donald Tusk presidente del Consiglio Europeo. Con Tajani presidente del Parlamento coprirebbero quindi le tre cariche più importanti a livello Ue. Un elemento che ha fatto cadere ogni accordo, portando i socialisti a candidare Pittella. Tajani può però contare sulle alleanze con i conservatori dell’Ecr (74 voti) e i liberali dell’Alde (69 voti), ovvero il terzo e il quarto gruppo del Parlamento. L’intesa con l’Alde è maturata nella notte, tanto che il leader liberale Guy Verhofstadt, inizialmente candidato, in mattinata si è fatto da parte. 

epa05724197 Outgoing European Parliament President Martin Schulz (L), chats with Antonio Tajani (R) from the European People's Party (EPP), a European Parliament Presidential candidate, during the plenary session at the European Parliament in Strasbourg, France, 17 January 2017. EPA/MATHIEU CUGNOT

Il presidente uscente Martin Schulz a colloquio con il candidato favorito alla sua successione alla guida del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani. EPA/MATHIEU CUGNOT

Come si vota – Durante le prime tre votazioni vige la regola della maggioranza assoluta dei votanti. Per essere eletti servono dunque almeno 376 voti su 751 (nel caso tutti i voti fossero considerati validi). Dal quarto scrutinio in poi rimangono in gioco solamente i due candidati più votati nella precedente votazione, e per essere eletti basta a quel punto la maggioranza semplice. Lo scrutinio, però, è segreto. Un elemento che contribuisce ad aumentare l’incertezza, con il pericolo dei franchi tiratori che rimane in agguato. Tajani, che è risultato il più votato al termine del primo scrutinio (274 voti contro i 183 di Pittella: 683 voti validi, per l’elezione ne servivano 342), oltre all’Alde dovrebbe riuscire a portare i conservatori dalla sua parte nel quarto scrutinio. Pittella invece conta sugli accordi con Verdi (51 seggi) e Sinistra Europea (52), anche se nel primo scrutinio ha ottenuto sei voti in meno rispetto a quelli che dovrebbero essere garantiti dal suo partito (189).

Gli outsider – Dalla candidata dei conservatori, la belga Helga Stevens, alla prima scelta della Sinistra Europea, l’italiana Eleonora Forenza. I Verdi puntano sull’inglese Jean Lambert, mentre gli euroscettici di Le Pen e Salvini hanno indicato il rumeno Laurentiu Rebega. La Stevens ha ottenuto 77 voti al primo scrutinio, seguono Lambert con 56, Forenza con 50 e Rebega con 43. Anche se le speranze di insidiare Tajani e Pittella sembrano poche.

Presidenti italiani Comunque vada, un italiano sarà eletto alla guida del Parlamento europeo per la prima volta dal 1977. Quell’anno a spuntarla fu il democristiano Emilio Colombo, quinto presidente italiano dopo De Gasperi, Pella, Martino e Scelba (considerando anche l’Assemblea comune europea e l’Assemblea parlamentare europea, gli antenati dell’attuale Parlamento). In realtà, anche se solo per pochi giorni, nel giugno del 2014 Gianni Pittella ricoprì la carica di presidente ad interim prima della rielezione di Martin Schulz. 

Conseguenze politiche – Non è una semplice elezione perché la rottura del patto tra popolari e socialisti, già avvenuta nel 2002 quando fu eletto il liberale irlandese Pat Cox, potrebbe avere conseguenze rilevanti nella politica europea. Come riporta Paolo Valentino sul Corriere della Sera, l’elezione di oggi a Strasburgo segna la fine di un modello che dal 2014, anche per fare da diga rispetto alla montante ondata populista, ha orientato l’attività parlamentare. Permettendo al Parlamento, che condivide con il Consiglio europeo i poteri legislativo, di bilancio e di controllo democratico, di acquisire una maggiore influenza. Adesso la questione cambia radicalmente: senza l’intesa fra i due principali gruppi, Ppe e S&D, l’Europarlamento potrebbe trovarsi in difficoltà.