Auto e strade sommerse dall’acqua. La pioggia per ora è finita ma la paura e l’allarme restano. Dopo mesi di siccità in Emilia Romagna, la pioggia tanto desiderata è arrivata il 2 maggio, ma invece che salvifica si è rivelata distruttiva. Forti nubifragi hanno colpito la regione, in particolare le province di Ravenna e Bologna. Il maltempo è continuato senza sosta per 48 ore provocando l’esondazione dei fiumi in pianura, frane e smottamenti del terreno in montagna e collina. L’alluvione ha devastato il territorio causando due morti e circa 500 sfollati. La regione ha chiesto lo stato d’emergenza e il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci ha firmato il decreto di mobilitazione straordinaria. Le scuole restano chiuse e  così il blocco dellla circolazione dei treni da Faenza a Mezzano. «In 36 ore sono caduti più di 140 millimetri d’acqua, ora il rischio da gestire sono le frane», ha sottolineato il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Le previsioni del tempo dicono che dovrebbe smettere di piovere. Il Governatore Stefano Bonaccini incontrerà a Faenza i sindaci del Ravennate, per fare un primo punto della situazione. Al termine è previsto un incontro a Imola con i sindaci del Bolognese.

Cause – In due giorni è venuta giù la pioggia di due mesi, solo a Bologna duecento millimetri d’acqua. Secondo gli esperti durante l’alluvione i problemi hanno riguardato principalmente gli affluenti del fiume Reno che costeggia Bologna e che da mesi è ai minimi storici di portata. Alcuni di questi corsi d’acqua, come il Senio, il Sillaro e il Lamone, non hanno retto allo stress idrico e hanno raggiunto picchi di crescita mai visti in così poco tempo. Nell’arco di 24 ore sono passati da una soglia di quasi siccità al superamento del livello di guardia, altezza massima che può raggiungere l’acqua, e con furia hanno devastato tutto il territorio circostante. Al momento «alcuni fiumi, soprattutto quelli più vicini all’Adriatico, rimangono in una fase di piena e di grande attenzione, mentre quasi tutti gli altri sono ritornati sotto il livello di guardia, anche se gli argini hanno sofferto molto», ha dichiarato Curcio.

Danni – La conta dei danni comincierà a fine emergenza e molta attenzione dovrà essere riservata a Bologna, dove a esondare è stato un canale sotterraneo che ha portato alla chiusura di via Saffi, una delle strade principali del centro città. Secondo gli esperti, questa alluvione diffcilmente riuscirà a tradursi in una riserva d’acqua tale da compensare le scarse precipitazioni. Una stima del disastro avvenuto è prematura ma il governo parla di decine di milioni di euro e promette aiuto ai cittadini emiliani. Giorgia Meloni ha dichiarato il suo completo sostegno e solidarietà alla Regione. Il primo a correre in soccorso dell’Emilia Romagna è stato il Trentino, che in piena alluvione ha inviato una squadra di scouting della Protezione Civile trentina, con compiti di verifica della situazione e di coordinamento. I soccoritori hanno raggiunto le province colpite di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena.

Vittime e sfollati-  Nonostante la protezione civile si sia mossa per tempo, diramando un’allerta rossa mirata sulle zone più colpite, ci sono state due vittime. Tutta la regione si è mobilitata e Sauro Borghi, sindaco di San Prospero, Modena, in diversi post su Facebook ha continuato ad aggiornare i cittadini sui ponti chiusi per sicurezza e sulle attività dei volontari della protezione civile che «ininterrottamente hanno monitorato le arginature dei fiumi».

Tutto questo però non è bastato. A Castel Bolognese, uno dei paesi più colpiti in provincia di Ravenna, è morto Remo Bianconcini, 80 anni. Era in bicicletta lungo gli argini del fiume Senio, forse oltre la transenna di sicurezza messa dal Comune, ed è stato travolto dalla piena. La Procura di Ravenna ha aperto un’inchiesta per la sua morte. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, il pensionato stava percorrendo una strada che gli era stata sconsigliata e che era già stata chiusa per motivi precauzionali. A Fontanelice, invece, provincia di Bologna, una frana casuata da uno smottamento ha travolto la casa di Enrico Rivola, 74 anni. Il corpo di Enrico, o Rico come lo chiamavano tutti in paese, è stato ritrovato sotto le macerie. Un’altra persona, subito dopo, è stata ritrovata viva in una casa  poco distante da quella di Rivola. Secondo gli ultimi dati, in tutto gli evacuati sono 500. Persone che hanno dovuto lasciare la propria casa per precauzione e che ora sono sfollate sul territorio regiomale. In molti centri sono stati allestiti punti di accoglienza, fra palestre e palazzetti dello sport. Molti sono però rimasti vuoti perchè la maggior parte delle persone ha preferito rifugiarsi da parenti e amici con case ancora agibili.