«Soltanto se Mittal venisse a dirci che rispetterà gli impegni previsti dal contratto potremmo valutare una nuova forma di scudo». Dopo giorni di trattative e all’inizio di una nuova settimana che si annuncia lunghissima, è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a dare la linea del governo sul caso Ilva in un’intervista al Fatto Quotidiano. E la chiave per sbloccare la situazione potrebbe essere il ripristino di quello “scudo penale” diventato l’oggetto del contendere tra l’esecutivo e il proprietario del più grande polo siderurgico europeo Arcelor Mittal. Ma, ha precisato il premier, a tre condizioni: «La produzione nei termini previsti, piena occupazione e l’acquisto dell’ex Ilva nel 2021». Parallelamente sul caso della fabbrica di Taranto la settimana è iniziata anche con la battaglia parlamentare che potrebbe far traballare il governo: lunedì mattina i parlamentari del movimento renziano di “Italia Viva” hanno presentato un emendamento al decreto fiscale per ripristinare lo scudo penale, già introdotto dal governo Renzi nel 2015, e su cui i 5 Stelle sono fortemente contrari. Nel frattempo il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha escluso qualunque ipotesi di un salvataggio di Stato dell’azienda: «La nazionalizzazione è una pericolosa illusione» ha detto il responsabile del dicastero di Via XX Settembre.

«Vinceremo la battaglia legale con Mittal» – Conte, che venerdì è stato a Taranto ad incontrare gli operai durante lo sciopero, non ha chiuso la porta ad un nuovo scudo per i responsabili dell’azienda ma allo stesso tempo ha annunciato una battaglia legale convinto «di avere ottime probabilità di successo al Tribunale di Milano» entro 7-10 giorni. Secondo Conte però quello dello scudo è solo un alibi: «Per stanare il signor Mittal sulle sue reali intenzioni – ha continuato il premier al Fatto – gli ho offerto subito lo scudo: mi ha risposto che se ne sarebbe andato comunque, perché il problema è industriale, non giudiziario. Quindi chi vuole reintrodurre lo scudo per levare un alibi a Mittal trascura il fatto che Mittal lo usa, quell’alibi». Nel ricorso che sarà presentato lunedì al Tribunale di Milano dai legali dei commissari straordinari dell’ex Ilva, non ci sarebbero le condizioni giuridiche del recesso di affitto e quindi Arcelor Mittal deve andare avanti nel piano di investimento.

Il nuovo incontro con Mittal – La partita vera si giocherà martedì a Palazzo Chigi quando il governo incontrerà nuovamente il gruppo franco-indiano: secondo le indiscrezioni, il ministro dello Sviluppo Economico in quota M5S Stefano Patuanelli presenterà all’azienda un nuovo piano negoziale per riprendere le trattative. L’obiettivo? Salvare i cinque mila posti di lavoro e garantire l’acquisto della fabbrica almeno entro un anno. Giovedì al Mise sarà la volta dei sindacati di Sanac, l’azienda con quattro stabilimenti in tutta Italia – Massa, Vado Ligure, Gattinara (Vercelli) e Assemini–Grogasti (Cagliari) – che produce refrattari di acciaio dipendente per il 70% da Ilva. Se Mittal dovesse rinunciare definitivamente all’accordo di Taranto, anche i 400 lavoratori di Sanac sarebbero in pericolo e quindi i sindacati cercano rassicurazioni dal governo.