Due mesi dopo le grida di gioia e gli spari liberatori la situazione non sembra cambiata granché. Nella Striscia di Gaza si continua a morire per la guerra nonostante il cessate il fuoco, portando il numero totale di vittime dall’inizio del conflitto a 70.369, che equivalgono a una persona ogni 33 di quelle che prima del 7 ottobre 2023 vivevano nel territorio. Un numero disarmante, se aggiungiamo che di questi almeno 386 sono stati uccisi dopo la firma degli accordi di Sharm el Sheikh del 10 ottobre scorso. I feriti sono ancora di più: 171.069 quelli accertati, che portano la media a un ferito ogni 14 persone precedentemente presenti nella Striscia. Un’ecatombe che i dati resi noti dal ministero della Salute rendono ancor più chiara.

A Gaza sono stati superati i 70mila morti

Fonte: Ansa

I Consigli di pace – Una tragedia che prosegue sullo sfondo di molteplici tentativi di avvicinamento tra le parti, sempre diretti dagli Stati Uniti. Donald Trump ha detto che all’inizio del 2026 verranno annunciati i membri del Consiglio per la pace che supervisionerà la gestione postbellica di Gaza: «Sarà uno dei consigli più leggendari di sempre». Le dichiarazioni sono arrivate durante un evento economico nella Roosevelt Room della Casa Bianca, aggiungendo che diversi leader desiderano far parte del consiglio, mentre la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata il 17 novembre ha autorizzato un Consiglio di pace – il nome è lo stesso, ma la genesi e gli obiettivi diversi – e i paesi che collaborano con esso a istituire una forza internazionale di stabilizzazione temporanea (ISF) nella Striscia.

Le accuse ad Hamas – Khaled Meshaal, capo dell’ufficio politico dell’organizzazione all’estero, ha dichiarato in un’intervista che Hamas è disposta a non utilizzare armi in cambio di una tregua a lungo termine con Israele. Un passo in direzione del piano di stabilizzazione della regione. Amnesty International ha pubblicato una «ricerca approfondita» che documenta «i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi da Hamas e da altri gruppi armati durante e dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023». Un report che arriva dopo che l’organizzazione ha documentato i crimini di Israele, condannati anche dall’Onu, e che oggi accusa anche i miliziani palestinesi di crimini fino a questo momento imputati solo alla controparte israeliana. La ricerca, spiega Amnesty, documenta gli abusi perpetrati durante gli attacchi del 8 ottobre e il trattamento riservato agli ostaggi qualificandoli come «crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui omicidio e tortura».

Fronte israeliano – Sul fronte israeliano le cose continuano ad andare in una direzione chiara: nel pomeriggio di mercoledì 10 dicembre il governo ha approvato in via definitiva la costruzione di 764 unità abitative in tre insediamenti nella Cisgiordania occupata, tre settimane più tardi l’assalto indiscriminato di coloni ai danni di volontari italiani. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze, l’ultranazionalista Bezalel Smotrich, sottolineando che dall’inizio del suo mandato, alla fine del 2022, sono state approvate dal Consiglio superiore di pianificazione del governo circa 51.370 unità abitative in Cisgiordania. «Proseguiamo la rivoluzione» ha detto a Reuters, aggiungendo che queste nuove unità saranno costruite ad Hashmonaim, appena oltre la Linea Verde nel centro di Israele, e a Givat Zeev e Beitar Illit, vicino a Gerusalemme.