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«La legge elettorale spetta al Parlamento. Noi aiuteremo solo l’attuazione delle riforme necessarie e il conseguimento delle priorità». Così il nuovo presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel suo primo discorso alla Camera dei deputati, che gli ha votato la fducia con 368 si. I no sono stati 105. Il Movimento Cinquestelle e la Lega non hanno partecipato al voto. Ora tocca al Senato.
Un esecutivo necessario e transitorio formato dopo 48 ore di crisi e consultazioni lampo. Il 4 dicembre la sconfitta di Matteo Renzi al referendum, il 5 dicembre le sue annunciate dimissioni. In una settimana il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato l’incarico all’ex ministro degli Esteri.
Gentiloni ha accettato e presentato il 12 dicembre la lista dei ministri all’insegna della continuità con il precedente governo. Solo cinque nuovi ministri, gli altri 13 riconfermati.

Paolo Gentiloni ha presentato in trenta minuti i punti del suo programma di fronte a una Camera dei deputati all’inizio semivuota. «Questo è un governo di responsabilità, cercheremo di essere garanti delle istituzioni. – ha detto il nuovo presidente del Consiglio – La nostra azione si iscriverà nella maggioranza dell’esecutivo precedente che non è venuta meno».
È un riferimento chiaro alle priorità del Paese: «L’Italia ha un’economia forte, ma siamo pronti ad intervenire per la stabilità delle banche. Ci presenteremo a pieno titolo al vertice Ue. Manterremo la stessa linea netta sull’immigrazione e ci impegneremo per una crescita del sud Italia. Su questi temi auspichiamo una larga convergenza ma dureremo fino a quando ci sarà la fiducia. Ci rivolgiamo a tutti i cittadini e ci basterà il rispetto di ogni partito, perché fare politica non significa diffondere odio e paura».

Ora la parola spetta al Parlamento. Le opposizioni mantengono la linea dura contro un esecutivo che etichettano come «Renzi bis». I deputati del Movimento 5 Stelle hanno disertato il primo discorso del neopremier e interverranno solo nelle dichiarazioni di voto. Denis Verdini, leader di Ala, nega la fiducia. Renato Brunetta (Forza Italia) parla di «governo-copia» mentre Matteo Salvini (Lega Nord) definisce il nuovo esecutivo un’«ammucchiata di poltronari».