27 gennaio 1945, l’armata rossa arriva ad Auschwitz liberando i sopravvissuti del più grande campo di sterminio nazista, scoprendo gli orrori della politica di genocidio voluta da Adolf Hitler. 80 anni dopo, le celebrazioni della giornata della memoria continuano a far nascere polemiche.
La memoria – Le istituzioni, in coro, hanno voluto condividere il ricordo della giornata istituita ormai 20 anni fa. «Il mondo non vuole dimenticare», ha ribadito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dal campo di Auschwitz, alla mega-cerimonia dove hanno partecipato capi di Stato e di governo di tutta Europa, evidenziando il pericolo dell’oblio ora che sono sempre di meno i sopravvissuti rimasti in vita. La presidente del Consiglio, assente alle commemorazioni dai suoi canali ufficiali ha sottolineato: «Ottant’anni fa l’orrore della Shoah si è mostrato al mondo in tutta la sua terrificante forza, un piano – quello del genocidio architettato dai nazisti – che ha avuto nei fascisti i principali complici». Molte le parole di commemorazioni da parte di tutti gli esponenti della politica, ministri e non solo.
Le polemiche – Già dalle settimane prima del 27 gennaio erano iniziate le polemiche. Prima con l’assenza di Liliana Segre ad alcuni eventi, dovuta alla sua stanchezza rispetto agli attacchi antisemiti che ha ricevuto in questi anni. Poi, da un altro attacco: quello rivolto dal rabbino capo di Milano Alfonso Arbib al pontefice: «Poteva risparmiarselo», ha detto riguardo la definizione di genocidio data da Papa Francesco a quanto sta accadendo a Gaza. Arbib ha accusato la Chiesa di avere un problema di empatia verso Israele e gli ostaggi e di sottovalutare il continuo crescere del sentimento antisemita. L’ultimo scontro, in ordine cronologico, è stato quello, avvenuto sempre a Milano, tra Anpi e comunità ebraica. Quest’ultima ha fatto sapere, attraverso i suoi canali, che non avrebbe partecipato alle manifestazioni del 27 gennaio. Il presidente della comunità ebraica meneghina Walker Meghnagi, ha spiegato che l’assenza deriva in primis dal fatto che Anpi Milano «usa il termine genocidio per definire quanto accade a Gaza». Disertato quindi l’incontro che ogni anno si tiene a Palazzo Marino con studenti e associazioni, tra cui quella dei partigiani. Primo Minelli, presidente dei partigiani milanesi, ha risposto così alle accuse: «Quelle sull’uso del termine genocidio sono polemiche che non hanno senso».