Un’Italia da record ma in alcuni campi ancora obsoleta. Sulla bilancia della sostenibilità ambientale nel nostro Paese pesano eccellenze e demeriti.

Raccolta differenziata – Uno dei primati più importanti del nostro Paese nel settore della sostenibilità è la medaglia d’oro per la raccolta differenziata. Secondo il rapporto di Symbola, “L’Italia in 10 selfie”, nel 2020 nella nostra penisola è stato riciclato l’83,4% di tutti i rifiuti urbani e speciali prodotti. Stacchiamo la Germania, seconda classificata con il 70%, di più di 10 punti percentuali e brilliamo rispetto alla media europea, pari al 53,8%. Un traguardo, questo, raggiunto in poco più di 25 anni. Nel 1997, prima che il decreto Ronchi rivoluzionasse la gestione dei rifiuti introducendo la raccolta differenziata in modo sistematico, l’Italia differenziava solo il 9,4% della sua spazzatura. Il dato sembra poi aver subito un’impennata negli ultimi anni. Un report dell’ISPRA dimostra come nel 2017 la percentuale di rifiuti urbani riciclati (in questo caso sono però esclusi dal calcolo quelli speciali) era ancora ferma al 55,5%.

Energia rinnovabile – Enel, il principale fornitore e gestore di energia in Italia, è anche il più grande operatore privato al mondo nel settore delle rinnovabili. Nei primi nove mesi del 2022 ha prodotto il 48% della sua energia da fonti sostenibili, ma punta a raggiungere il 75% entro il 2025. Secondo il rapporto GreenItaly 2022 di Symbola e Unioncamere, in Italia la produzione di energia nel 2021 è dipesa per il 59,1% da fonti non rinnovabili e per il 40,9% da rinnovabili. Tra queste spicca il fotovoltaico, campo in cui il nostro Paese sta investendo la maggior parte delle risorse per lo sviluppo di energia sostenibile. Il 69,2% delle nuove installazioni nel settore è costituito infatti da pannelli solari.

Fonte: Rapporto GreenItaly 2022

Efficienza delle risorse– Fare il massimo con la minore spesa ambientale possibile: è questo un altro primato che secondo il rapporto di Symbola le aziende italiane possono vantare sui concorrenti europei. La classifica è stilata sulla base di un indice chiamato “Efficienza delle risorse” che valuta, ad esempio, il risparmio delle materie prime, lo spreco di acqua, di energia e le emissioni di gas serra. Su un massimo di calcolato sulla base di 300 punti, l’Italia ne totalizza 268, molti più della media UE di 147 e di gran lunga superiore al punteggio della Germania, medaglia d’argento con 167 punti. Gli elementi che alzano il punteggio dell’Italia, come segnala il rapporto di GreenItaly, sono soprattutto l’uso delle materie prime e il consumo di energia rispetto al PIL, ambiti nei quali siamo l’eccellenza in Europa. Per quanto riguarda le emissioni, invece, la Francia ha prestazioni migliori delle nostre.

Qualità dell’aria – Quest’ultimo inciampo suggerisce il primo e più grande problema dell’Italia in campo ambientale: la qualità dell’aria. Nonostante i suoi primati, il nostro Paese è tra le regioni europee con la più alta concentrazione di particolato, secondo l’ultimo rapporto dell’European Environment Agency. Le emissioni in Italia sono causate soprattutto dall’uso di combustibili fossili per il funzionamento delle industrie e per il riscaldamento degli edifici. Come si può vedere dalla mappa, l’aria più inquinata è quella della pianura padana, che si distingue in negativo su tutta l’Europa, in particolare per la concentrazione di Ozono.

Fonte: European Environment Agency

Perdite idriche – L’Italia non solo è il Paese che in Europa consuma più acqua potabile, ma è anche tra quelli che ne perde in maggiori quantità. Secondo l’Istat, nel 2020 un terzo dell’acqua immessa nella rete idrica italiana (per la precisione il 36,2%) è stata persa prima di raggiungere il consumatore. La città italiana meno virtuosa è Chieti, con una percentuale di dispersione pari al 71,7%, seguita da Latina (70,1), Belluno (68,1) e Siracusa (67,6). A causare questo spreco è soprattutto la mancata manutenzione delle infrastrutture, unita a errori di calcolo nella misura dei contatori e allacci abusivi.