La stagione estiva, si sa, è un fiorire di festival musicali, dalla classica al rock, dall’elettronica al jazz. Milano Arte Musica, grazie anche a un programma molto ricco che vede la presenza di ospiti internazionali di rilievo, è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di musica antica e barocca. Quest’anno all’interno della rassegna meneghina, giunta all’undicesima edizione, va segnalata una novità: un concorso internazionale di clavicembalo. Due giornate, 25 e 26 luglio, in cui protagonista assoluto è stato l’antenato del pianoforte.

E si può senz’altro definire una felice intuizione quella di aprire le porte di un concorso musicale e di offrire al pubblico la possibilità di ascoltare dal vivo, gratuitamente, delle esecuzioni di musica barocca su tre esemplari di pregio: un cembalo tedesco del 1738, uno francese del 1749 e uno italiano del 1639, recentemente restaurato. Il tutto in una cornice d’eccezione come la sala capitolare del Bergognone, all’interno della Basilica di Santa Maria della Passione, a fianco del Conservatorio “Giuseppe Verdi”.

Obiettivo della manifestazione: fare qualcosa di concreto per i giovani musicisti, valorizzandone l’impegno e il talento. «I ragazzi hanno bisogno di queste competizioni, di stimoli e incentivi, soprattutto in un contesto come quello attuale dove i fondi destinati alla cultura sono quelli che sono», spiega Maurizio Salerno, direttore artistico di Milano Arte Musica. «Inserendo il concorso nel programma del festival offriamo loro un’importante vetrina, sperando che questa gara possa essere un trampolino di lancio per la loro carriera concertistica».

I 12 semifinalisti, scelti dopo una fase pre-selettiva, hanno un’età compresa fra i 20 e i 29 anni e provengono da ogni parte del mondo, dal Giappone alla Polonia, dalla Francia alla Russia, uniti dalla passione per il clavicembalo. Devono misurarsi con un programma che comprende brani di Jan Pieterszoon Sweelinck, Girolamo Frescobaldi, Louis e François Couperin, Domenico Scarlatti e Johann Sebastian Bach. A giudicarli una giuria composta da Ottavio Dantone, Robert Hill e Christophe Rousset, cembalisti di fama internazionale. Il livello tecnico è molto alto, le performance davvero notevoli. Alla fine il primo premio non viene assegnato. Secondi a pari merito si posizionano l’italiano Cristiano Gaudio e l’ungherese Eszter Szedmàk, rispettivamente 21 e 20 anni; terzo classificato lo spagnolo Jesùs Noguera Guillén, 24 anni.

Da sinistra: Ottavio Dantone, Cristiano Gaudio, Christophe Rousset, Eszter Szedmàk, Jesùs Noguera Guillén, Robert Hill

Oltre alla bellezza della musica e degli affreschi del Bergognone, c’è però un altro elemento che colpisce di questa prima edizione del concorso: l’elevata età media del pubblico. In sala non si vedono giovani, fatta eccezione per la responsabile della comunicazione dell’associazione che organizza il festival, i concorrenti e chi scrive. Tra gli addetti ai lavori gli steccati che dividevano la musica antica e quella “moderna” (dal secondo Settecento in poi) sono ormai caduti; lo studio del repertorio rinascimentale e barocco non è più percepito come un settore di nicchia, tant’è che è entrato nelle tradizionali stagioni sinfoniche e i corsi di clavicembalo nei conservatori sono sempre più numerosi. Eppure, il seguito di pubblico sembra rimanere immutato. Un modo per cambiare la situazione sarebbe innescare un circolo virtuoso tra la domanda e l’offerta, così che l’una stimoli l’altra. E la decisione di indire un concorso di clavicembalo in cui si valorizzano le risorse giovanili va nella direzione giusta. «Questa competizione rappresenta un segnale di fiducia nei confronti delle nuove generazioni», sottolinea l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, ribadendo il sostegno del Comune di Milano a iniziative del genere.

Non è necessario – sebbene si tratti comunque di idee interessanti – riproporre Bach in chiave jazz o perfino break dance per raggiungere una platea più ampia. Per avvicinarsi alla musica barocca basta considerare il suo scopo principale, teorizzato già nel XVII secolo: “muovere gli affetti”. «Il clavicembalo è uno strumento molto espressivo, dotato di un linguaggio peculiare che richiede una tecnica e uno studio precisi», spiega Ottavio Dantone, membro della giuria, clavicembalista e direttore d’orchestra specializzato in musica barocca. «L’importante è riuscire a comprendere ed esprimere quello che aveva in mente il compositore del passato. Non sono un “purista”, ma secondo me l’esecuzione su clavicembalo è il modo più coerente per ricreare lo spirito del cosiddetto periodo barocco: il fine ultimo del musicista è trovare la chiave per entrare nel cuore degli ascoltatori ed emozionarli». Un contributo alla (ri)scoperta dell’universo musicale barocco può e deve arrivare dal binomio giovani-clavicembalo. E allora… arrivederci alla seconda edizione.